Povertà


Miei amati cari quattri lettori, questo post ha avuto spunto da un'affermazione sentita solo ieri, per caso. La riflessione è stata un lampo che mi ha attraversata la mente e così l'ho messa su carta.
Oggi la condivido con voi:
L'incredibile risultato che questa società, profondamente cristianizzata, è riuscita a produrre è quello di considerare, prima volta nella storia, i poveri come i ladri della società. La povertà considerata come un male, una sanguisuga per il ricco ed opulento sistema capitalistico.
Questo sistema profondamente "cristiano" (come ammette di essere) produce povertà, miseria e fame eppure sono gli affamati i ladri, i poveri coloro che indebitamente prendono, i miserabili coloro che devono provare vergogna della propria condizione.
Così per loro è riservata una porta secondaria, una seconda porta, non gli ingressi principali. Non quelli dei signori ben vestiti. Entrano di nascosto, atterriti dalla loro stessa condizione che non hanno voluta.
E così le porte secondarie delle chiese, le mense dei poveri, gli ingressi nascosti e semibui delle Caritas, sono le porte sempre più varcate, più affollate, eppure sempre le più strette e le più nascoste.
Come pure le più difficili da attraversare: passarle vuol dire ammettere la propria fragilità, non propria della condizione umana da tutti condivisa, ma di una condizione forzata. Schiavitù apparente ma ferma libertà.
Condizione di esuli, relegati ai margini, costretti a incursioni veloci nella società per del pane, che è nero quanto la propria fame.
Spaventati e miserabili loro: non lo è forse di più chi li costringe a questi duri passaggi, a queste strette porte? Non è forse più miserabile chi passa per porte sempre troppo grandi per sè ma non per il proprio ego? Non lo è forse di più chi affama il povero, l'orfano, la vedova ed il senza lavoro?
Ma la verità più alta, quella più grande di tutte è questa: che anche questo nostro Dio incarnato è stato esule, relegato anch'egli ai margini della società. Questo Dio, nato miserabile, avrà compassione dei suoi miserabili.
Non se ne dimenticherà e premierà coloro che alla porta stretta sono stati costretti o che liberamente l'hanno scelta.
La povertà, di questa sistema, è una figlia: una figlia non voluta ma non per questo inesistente ma per via di questo sempre dimenticata.
Dio invece non dimentica questi figli.

Vostro, Claudio

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