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Visualizzazione dei post da dicembre, 2011

Lieto Natale!

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Carissimi, la salvezza che ci è stata preparata risplende quest'oggi più fulgida che mai. Come i pastori vegliardi, così la gloria del Signore avvolge anche noi e ci consegna, nelle nostre miserie quotidiane, il "segno" più grande (e profondo) del Suo Amore: quel Dio Incarnato che ha scelto di nascere in una stalla. Tra le miserie del mondo, tra le macerie dei cuori distrutti. E reietto, ieri come oggi, perchè in alcuni cuori davvero sembra non esserci posto. Ecco, anche in questi cuori Dio non domanda molto: uno spazio, anche misero. Anche solo una mangiatoia, al pari d'un animale. Voglio, dunque, augurarvi  di trovare un poco di spazio per questo Dio, così piccolo e così grande. E davvero sia pace a tutti su questa Terra, perchè tutti Lui ama. Lieto Natale Claudio

Per gli occhi di una donna

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Per gli occhi di una donna, forse, venderei l'anima. No, non al diavolo che l'acquisterebbe per* la sua carne e la mia felicità. No, non alla morte ristoratrice ché questa da lei mi trarrebbe via. A lei sola, alla mia donna, la venderei per uno sguardo degli occhi suoi: per** la profondità di quelle belle silve, Amadriadi, mi chiamano con danze ammalianti. "Vieni, mortale, e saprai cos'è una ninfa. Vieni, mortale, e saprai cos'è l'eternità." E giocano con me ad un rimpiattino che negli occhi belli sono luci che s'animano danzando. Per gli occhi di una donna, forse, annegherei la tacita ostilità che insistente taglia il mio cuore. Rinunzierei agli onori e agli altari, al servizio che struggendomi amo e odio perché mi vuole inchiodato, ma non a lei. Per gli occhi di una donna, forse, smetterei di sognare. Ché solo un sogno può, ora, dire ch'ella ami quel cuore di chi arde per lei: una tale sogno basta al più ardito dei poeti, quelli che incamminano

A Maria Immacolata

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Carissimi, perdonate quest'augurio, giunto quest'anno così in ritardo. Maria, madre spirituale di ogni vivente, madre del Creatore e creatura ella stessa diviene con il suo "sì" il modello perfetto di santità terrena a Dio gradita: primizia d'Israele, il suo accogliere (cioè "tenere in sè", "serbare" come dirà poi Luca) la Parola era già scritto prima di ogni tempo. Nel disegno dell'eternità, a Dio solo noto, una donna aveva già a-colto la Parola che diventava Verbo incarnato nel suo grembo. Accoglieva nel suo ventre caldo Dio, nella forma a noi più simile. Se oggi contempliamo Maria senza macchia è certamente per volontà di Dio che ha voluto renderla modello di ogni mortale donandole la Sua Grazia ma anche per volontà di questa donna che nella sua miseria, nella sua fragilità, nel non capire il disegno divino, si è rivelata straordinaria interprete di ogni umanità: fragilità e paure comprese. La forza di accogliere, di spalancare le porte

Povertà

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Miei amati cari quattri lettori, questo post ha avuto spunto da un'affermazione sentita solo ieri, per caso. La riflessione è stata un lampo che mi ha attraversata la mente e così l'ho messa su carta. Oggi la condivido con voi: L'incredibile risultato che questa società, profondamente cristianizzata, è riuscita a produrre è quello di considerare, prima volta nella storia, i poveri come i ladri della società. La povertà considerata come un male, una sanguisuga per il ricco ed opulento sistema capitalistico. Questo sistema profondamente "cristiano" (come ammette di essere) produce povertà, miseria e fame eppure sono gli affamati i ladri, i poveri coloro che indebitamente prendono, i miserabili coloro che devono provare vergogna della propria condizione. Così per loro è riservata una porta secondaria, una seconda porta, non gli ingressi principali. Non quelli dei signori ben vestiti. Entrano di nascosto, atterriti dalla loro stessa condizione che non hanno voluta. E

Il diritto di chiamarmi Francesco

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Qualcuno, anzi qualcuna, ha acquisito oggi uno strano diritto: quello di chiamarmi Francesco. Non voglio essere esplicito. Quando parlo di me desidero riservarmi il diritto di essere un poco enigmatico. Ebbene questa amica a me molto cara ha acquisito questo strano diritto. Perchè mai? Semplice, perchè lei, quasi come profetessa, non molto tempo fa così mi chiamò e quest'oggi posso dire di sentirmi davvero così. Il Francesco che io e te ben intendiamo, amica mia, proprio lui. "Il mio piccolo P*******" così dicesti e quanto è vero! Quanto è vero! Vero, perchè come lui sono diviso non da un dilemma simile ma dallo stesso identico dilemma. Identico. Tuttavia comprendo che tutta la mia felicità sta, e sempre starà, nella scelta che farò. Lo stesso identico dilemma del celeberrimo Francesco. Identico perchè anch'io mi sento così: diviso, frammentato fra due cose così differenti fra loro. Anzi, due "persone"; mi sia concessa la parola. Frammentato, diviso come no

Fame di voce

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Che cosa accade quando uno ha fame? Semplice, si sfama per placare i dolori che questa gli provoca. Che cosa accade quando uno è sazio? Semplice, non ha più fame. Quanti di voi, cari quattro lettori, hanno realmente sperimentato la fame? Quanti di voi sanno cosa sia? Quel tarlo che, lentamente, da dentro ti divora la forze, te ne priva. Perchè quando il corpo non può mangiare null'altro, allora inizia a mangiare se stesso, inizia ad aggredire se stesso. Viola un principio che, nonostante tutto, rispetta: quello dell'autoconservazione. Naturale istinto di chiunque a conservare se stesso: il corpo è così. Si mangia per conservarsi: brutale ma veritiero. Voi, avete mai avuta davvero fame? Avete mai provato quella sensazione che vi avvolge, la consapevolezza di non avere cibo, nulla con cui sfamarsi o sfamare i propri figli? No, probabilmente no. Nè voi, nè io, sappiamo realmente cosa sia la fame. Perchè? Perchè quando, appena, lo stomaco ha preso a fare un poco di capricci, subit

Certi padri ingrati

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Certi padri ingrati, come lo son io, miei amati cari quattro lettori si dimenticano presto dopo l'eccitazione iniziale dei proprio figli e dimenticano la gratitudine d'essere stati con questi ricompensati dopo aver protratto un solo, unico, piacevole sforzo. Ebbene, voi siete i miei amati figli, cari lettori, io il padre ingrato ed il piacevole sforzo è questo blog che vado sempre più abbandonando. Dimentico le radici, le origini: forse è la realtà che va pian piano occupando maggiore consistenza temporale, forse è la mia noia dei giorni, forse è lo sforzo poetico che vado dispensando con carta e matita per dare isfogo ad un'interiorità dirompente: sia qualunque cosa, in egual modo vi chiedo scusa e torno a scrivere dopo questo lungo silenzio. Brevemente tratterò di me, per poi passare ad altro in un successivo post: la vita procede, attraverso molti testi e molto studio. Le giornate si susseguono, apparentemente tutte uguali e tutte diverse, scandite dai libri, dalle lezi