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Visualizzazione dei post da 2015

Inside-Out Inside-Out Inside-Out Inside-Out Inside-Out...

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Caro Papà, come stai? È un po' che non ci si scrive. Ci parliamo, decisamente non abbastanza, ma non ci si scrive da un po'. Qui il posto è strano, cazzo se è strano! Non so se ti ricordi l'ultima volta che ci sei stato, ma è cambiato un po'. In verità, è cambiato parecchio. Tanto per cominciare, io dico e scrivo parolacce in modo abbastanza fluente. Direi che quando sono arrabbiato ormai ne sparo parecchie: beh, meglio così che quando ero freddo e razionale meditando vendetta. Alla fine dei giochi, ho scoperto che non ne sono capace, se non quando esplodo. La premeditazione io la ho solo nelle parole, ma nei fatti... vabbè, tanto tu sai. È  che proprio non mi viene da fare male ad un altro intenzionalmente, non ci riesco proprio. Da quando ho aperto la parte viscerale di me, è come se sentissi tutto in modo più profondo, più intenso, più acuto. Come se ogni sentimento, decisione o quant'altro, passasse per il cuore, poi per la testa, e poi ritorno al cuor

In dolcezza: una cronaca

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Assisi, lì 6 di Settembre A.D. 2015 Generalmente, non son solito trattare, non direttamente almeno, temi di ordine e tematiche strettamente religiose, ma sapete che ben volentieri e su molte cose solgo fare una eccezione se la ragione o il tempo ben lo richiedono: e tale, infatti, si presenta questa occasione. In Assisi col gruppo giovani di A.C. di cui faccio parte (una realtà fin troppo a lungo trascurata e solo marginalmente accennata su queste pagine), richiedono questi giorni una particolare cronaca che vuole, e deve, trascendere il semplice e stolido raccontare o inventare (ch’è, invece, assai fin troppo tipico di queste pagine) ma neppure cementare con le nuvole concetti tanto astratti da essere meno densi di un cielo d’inverno. Inutile negare che, ad uscite come queste, non si venga già pesati e con la voglia invece di tornare ristorati: chi faccia un poco di vita di parrocchia (o, comunque, chi viva) sa bene quanto i giorni possano essere difficili, duri, aspri al pal

A chi va, a chi viene, a chi resta

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"Amiche, miei amici, anime amate" , prestatemi ascolto, ve ne prego. A voi che siete stati e non siete più, a voi che siete ancora nuovamente, a voi che siete sempre stati o che sempre avete deciso di esserci; a voi tutti, come state? Spero di avervi colto in uno di quei passaggi importanti della vostra vita che lasciano sempre il segno, affinché possano queste parole lasciare, ugualmente, un segno. Iddio sa quanto tutti ne abbiamo bisogno! Oggi ho qualcosa da dirvi, da dire a voi, che nella mia vita siete state persone assai importanti; a voi, che viaggiate o avete trovato terra; a voi, che andate, venite, o rimanete. A chi va , io dico: amico caro, grazie. Grazie per esserci stato, grazie per aver cambiato la mia vita, grazie per ogni tua parola, che sia stata di conforto o di rimprovero. Grazie, per avermi dato l'occasione di conoscerti, apprezzarti, ammirarti, starti vicino e condividere le tue fatiche, i tuoi errori, le tue false speranze, la tua meraviglia e

Lettere al caffè

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Caro caffè, come stai? Mio carissimo e vecchissimo amico, quante ne abbiamo passate insieme... Sì, capisco: è un po' tardi per scriverti. Tardi in tutti i sensi. Inoltre, è un bel po' che non lo faccio. Sai, stavo pensando a quante ne abbiamo passate insieme, quanti momenti duri. Ricordo bene anche quando ci siamo presi una pausa per un po'. Beh, in una relazione come la nostra capita spesso: voglio dire, tu mi sei indispensabile, ho bisogno di te . Credo mi sia sempre piaciuto il verbo inglese "need": necessitare, aver bisogno. Alcuni verbi inglesi, in verità, sono geniali e basta. Sono secchi, concreti, materiali in un modo impressionante (non che mi aspettassi altro da un popolo similmente pragmatico e votato ad una elegante efficienza). Sì, lo so, lo so: cosa può mai venire di buono da dei bevitori incalliti di thé, non lo capirai mai. Neppure io, devo essere onesto. Però, questo almeno, devi concedermelo: è un verbo bellissimo "need"; come &quo

La rosa del deserto

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Un uomo percorreva il deserto da nord a sud ed inciampò in Se stesso. Quando si vide lì a terra, si disse: - Amico, che fai lì a terra? - Camminavo, e mi sono fermato. - E perché mai? - Perché ho perduta una cosa. - E cosa potrebbe avere tanto valore, da spingere a fermarti nel bel mezzo del deserto per cercarla? Non vedi? L’arsura ti consumerà più in fretta della ricerca. - Dici? - Assolutamente! Vieni con me e ti mostrerò tutto, ti mostrerò il mondo. Anch’io sono in viaggio, e quello che qui hai perduto lo ritroverai altrove. - Non sai neppure cosa sia, come puoi dirmi questo? - Perché non c’è niente che valga la pena cercare con tanto affanno e tanta solerzia. Vieni con me e ti farò vedere che c’è molto più della polvere. Se stesso allora, che un attimo prima si era messo a sedere per parlare meglio con l’uomo che attraversava il deserto, si rigettò prostrato nella polvere e pianse amaramente. L’uomo, per la prima volta in tutta la sua vita, vide Se stesso piangere nella polve