Il diritto di chiamarmi Francesco


Qualcuno, anzi qualcuna, ha acquisito oggi uno strano diritto: quello di chiamarmi Francesco. Non voglio essere esplicito.
Quando parlo di me desidero riservarmi il diritto di essere un poco enigmatico. Ebbene questa amica a me molto cara ha acquisito questo strano diritto. Perchè mai? Semplice, perchè lei, quasi come profetessa, non molto tempo fa così mi chiamò e quest'oggi posso dire di sentirmi davvero così. Il Francesco che io e te ben intendiamo, amica mia, proprio lui.
"Il mio piccolo P*******" così dicesti e quanto è vero! Quanto è vero!
Vero, perchè come lui sono diviso non da un dilemma simile ma dallo stesso identico dilemma. Identico.
Tuttavia comprendo che tutta la mia felicità sta, e sempre starà, nella scelta che farò. Lo stesso identico dilemma del celeberrimo Francesco.
Identico perchè anch'io mi sento così: diviso, frammentato fra due cose così differenti fra loro. Anzi, due "persone"; mi sia concessa la parola.
Frammentato, diviso come non mai. Ma, e questo mi rende assai felice, diviso da una gioia nuova che non è malinconia, non è mancanza, non è male antico ma è gioia che si rinnova. Gioia che ha forma umana, amabile. Ho il cuore diviso, il cuore a pezzi, il cuore frammentato. Ambedue sono amori veri, ma quale lo è di più? Amore? Posso davvero già usare questa parola? Ne ho diritto? Non lo so, probabilmente no. Forse mi illudo, come il buon vecchio Francesco, ma che amara e sofferente e tangibile illusione!

Vostro, Claudio

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