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Visualizzazione dei post da maggio, 2013

Alla mia donna

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Tendi le braccia al mare, invano. Lui non t’ode. Ugualmente passa, incantato. Io altro, invece, che dalla Maga sempre fui istruito, t’ho amata udendoti. M’hai trascinato alle tue rive e sempre mi fai questa corda desiosa di vederti ancora. Amoreggiammo, suonando la mia corda con ogni tua bellezza. Bella donna, che nascondi sotto umili e tacenti ceneri il capo ardente! Bella vergine, che seduci questi occhi con l’esperienza della più violata fra le amanti! Sono l’amante che non hai mai chiamato, il figlio che non hai voluto, colui che ha ascoltate le tue parole frante tra i flutti. Perla del Nostro Mare, le tue gambe, distese, come sabbia dorata, sono la via alla tua lirica corda (al tuo cuore cantante). Le tue gambe, linee di perfetta eleganza, le segue il mio occhio, da lontano, dall’alto. E la mano, e l’anima, frementi, carezzano il tuo intimo e celato secreto! Lì dove, penetrante, Sol non giunge. E anco il desiderio persegue il tuo sinuoso fianco e sui tu

Coincidenze

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Ci sono cose che vorrei dire, nostalgie di cui vorrei discettare, sciocchezze che vorrei condividere ma, nella amarezza dai colori floreali di questo tempo, mi rendo conto di quanto non sia possibile. Di quali parole, e a chi, non possano essere dette; dei casi coincidenti che incrociano inevitabilmente vite differenti ma accomunate da un singolo evento di incontro. Casi di cui non si può parlare: non dove converrebbe, almeno. Perché? Ottima domanda. Il caso rimane un caso, le nostalgie sono solo nostalgie e le sciocchezze vengono maggiormente svilite dal tempo, eppure non si può parlare. Non dico che non si possa parlare di queste cose ma, piuttosto, che non si possa parlare affatto. Perché? Una prima risposta potrebbe essere "la sofferenza". Il peso di parole che pesano non quanto tali ma perché rivolte ad un'altra particolare persona. "Cioè? TRADUCI!" - mi starete gridando. Non so tradurre quelle che sono solo parole. Parole e basta. Quelle che

"Fu vera gloria?"

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"(...) Ai posteri l'ardua sentenza: nui  chiniam la fronte al Massimo  Fattor, che volle in lui  del creator suo spirito  più vasta orma stampar." (A. Manzoni; Cinque Maggio, vv. 31-36) Sì, miei amati, "ai posteri l'ardua sentenza". Il problema è che, la posterità, sembra essersi fatta assai contemporanea. Io, perlomeno, mi sento di chinare la fronte a questa grandezza. Ogni altro giudizio, lo rimando a Dio solo. Claudio