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Visualizzazione dei post da 2019

Capita, ancora

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Ci si innamora. Capita. E capita che la storia finisca troppo presto o che non finisca affatto. La differenza? Nessuna, davvero. Una storia che finisca troppo presto oppure una che non finisca affatto hanno, anzi, in comune una cosa: ambedue i casi possono verificarsi per una sola delle due persone coinvolte. Non lo si prevede, non lo si vorrebbe, non lo si spera. Uno dei pochi, pochissimi casi, in cui non sperare qualcosa pare improvvisamente diventare una fonte di gioia inaspettata. Mentre i lacci che ti avviluppano si tendono a toccare amendue le corde, la cui sinfonia sussiste solo nel passato, sembra che l'unica musica udibile sia l'eco lontana che risuonava nel mentre del vostro pas de deux intanto che il presente realizza un' entrata nella cui coreografia, chiaramente, non vi toccherete mai . Mai , mai a rivedere quello sguardo nel quale si poteva riposare ed a cui nulla si doveva dimostrare se non lo zelo idolatrico a cui Amore sempre chiama . E quei la

Lettera alla Donna che verrà, ancora

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Carissima Donna che verrai, ti scrivo ancora a distanza di anni. Nella penombra avvilente di un crepuscolo estivo, fatto neppure di luce ma di ombre di luce. Ti scrivo, ancora, oggi più che mai, più forte che mai prima d'ora; a trafiggermi la carne, a legare le parole con lacci che le avviluppino al cuore, che sappiano essere quel sangue nero e denso trascinato all'estremità dei mezzi per i quali esistiamo e ritornino, a ristorarsi, ai polmoni attraverso i quali semplicemente respiriamo. Ed io, carissima Donna che verrai, respiro l'aria satura delle tue attese, di ogni tua nuova attesa . Oggi, più che mai, non saprei neppure più dire se la tua figura si delinei sfocata ma presente al mio orizzonte. Oggi, più che mai, non so dire se tu sei la Donna che verrai, o quella Che è Stata e, pure, se nel tuo essere stata sarai la Donna del Ritorno . Perché tu sei la Donna che era , la Donna che verrà e forse mai la Donna che è . Eppure, già tre volte lo sei stata, già tr

Altrove

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Stasera ho fatta una cosa bislacca. Camminando in strada e percorrendo un tragitto che mi è fin troppo noto, ho alzato lo sguardo. D'improvviso, la strada sgombera e silenziosa, la sua serpentina di curve affastellate, quel sempre solito pino che si protrae fino ad indicarmi la luna, lo stesso colore scuro e consunto dell'asfalto e persino quel maleodorante secchio della spazzatura, sono d'improvviso stati cosa nuova. Non già perché sia mutato il mio sguardo o la mia prospettiva, non perché vi abbia straveduta una qualche epifania. Semplicemente, sono stati cosa nuova, pur nel mio guardarli come già avevo fatto in passato. Li ho veduti così come sono e, dopo averlo fatto, ho continuato a farlo . Iddio me ne è testimone: forse perché dopo molto tempo infine sono felice, stasera ho camminato in un altro luogo. Claudio

Elogio (al contrario) della mediocrità

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Mediocre è questo post, mediocre è questo blog, mediocre chi mi legge e mediocre è chi vi scrive. Mediocre chi pensa che la società sia mediocre, pur non avendo alcun titolo per pensarlo e sguazzando anzi egli stesso nella mediocrità. Mediocre chi pensa e chi pure non lo fa. Mediocre chi vive e mediocre chi muore. Mediocre chi pensa d'essere un romanziere, mediocre chi assolve ai compiti di governo, mediocre ci fa arte e chi fa musica, mediocre chi fa cinema e chi fotografia, mediocre chi pensa, chi sogna e chi spera. Mediocre chi crede e crede d'essere unico, mediocre chi si compiace della propria ignoranza e chi della propria cultura. Mediocre chi sta sopra l'atmosfera e chi vi sta sotto, mediocri tutti sotto questo cielo ma non Chi vi sta sopra. Mediocri noi che crediamo di non esserlo, alzandoci sopra il caos ordinato del mondo. Dove non c'è supremazia, dove non c'è Ordine, dove non c'è scala né armonia, regna nell'unanime uguaglianza la Mediocrità.