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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Panchina

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Miei amati, come state? Spero bene, ve lo auguro davvero. Per parte mia, l'angoscia dei giorni passati non mi da tregua. Triste è la certezza che ho acquisita e poi consolidata ma che ho cercato di smontare a tutti i costi e con tutti i mezzi a me possibili, primo fra questi il mio intelletto che ha cercato, avvalendosi della memoria, di trarre soluzioni razionali da ciò che questa paziente amica ancora serbava in sè. Tuttavia, ogni soluzione razionale si è sempre scontrata con il muro dell'ineluttabilità portatami dagli occhi onesti del mio compagno di stanza. Nei parchi parlano gli amici, tacciono gli amanti, ricordano i vecchi. Le panchine ascoltano più confessioni dei preti e i sassi più promesse d'un testimone. Non guardare lontano, Amore mio. Ferma lo sguardo sulle ali di farfalla che mascherano questo viso, tutto verecondo per la gioia di saperti accanto, e prometti che saremo come pianta sempreverde. Non guardare lontano, Amore mio. Ché oltre queste mura non è c

Terra

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Non posso, miei amati, nascondervi l'amarezza che oggi riempie il mio cuore. Un'amarezza prevista, certo, ma non per questo meno dolorosa. Questo titolo, "Terra", è riferito al nome reale di Elisa che chi fra voi, perspicace, sarà riuscito ad interpretare, ormai ben conoscerà. Dopo molte settimane ho avuto la grazia di poterla rivedere. Quant'è dolce contemplare la beatitudine non sapendo d'esser condannati all'inferno! Oh, sempre ho sospettato, ma delle parole casualmente pronunziate una sera mi diedero speranza. La verità è che, nell'animo, ho sempre saputo. Ho sempre saputo che il suo cuore già ardeva e che la mia era una vana speranza. Stolto io! Stolto a riaprire ad Amore le porte del vitale organo. Invero, Amore ha però assediato quelle porte che, già provate, hanno ceduto. Questo cuore martoriato non avrebbe comunque retto un assalto con una tale potenza di fuoco. Sapevo, ma la conferma mi lascia così. Attonito. In questo stato. Confuso. Lei, b

L'orologio

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Miei amatissimi, mercoledì sera, come sapete, mi sono recato all'incontro con il gruppo di A.C. L'incontro è stato piacevole: discusso, animato, colorito. Insomma, ci son stati pareri controversi su questioni di cui presto vi informerò e che molto ricalcano quella espressa in " Fame di voce ". Credo che le giornate appropriate saranno quelle delle prossime feste nazionali. Prima dell'incontro, e subito dopo la cena che lo ha seguito, mi sono fermato a riflettere su un orologio appeso al muro. Un grande orologio analogico, in plastica, funzionante ma rotto in più punti: la schermatura in plastica trasparente completamente assente. I minuti ed i secondi continuavano a passare in un flusso ininterrotto e, benché consultassi puntualmente il mio orologio ogni cinque minuti, mi sembrava rendere più realistico, più temibile ed anco più veloce il fluire del tempo che precipitava verso la fatica data: il ventidue marzo. Già, il mio compleanno. Scrivo questo post ora: ora

Primavera

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Dunque sei davvero tornata, cara primavera! Dirti che t'ho agognato sarebbe una spudorata menzogna: per tutto l'anno cerco di evitarti, di spingerti più in là, di mandarti via, di ricacciarti pregando per un poco di pioggia ma non funziona mai. Chissà, dovrei davvero provare le mie danze nelle zone monsoniche durante la stagione delle piene, forse conterrei i fiumi! Ah, miei amati, come state? Mi siete mancati. Lo so, lo so: v'avevo promesso che sarei presto tornato a scrivere ma c'è stato un po' di trambusto in questi ultimi giorni. Queste pagine non sono più sicure e cercando di mantanerle tali e di preservarmi la salute mentale in vista della visita, ormai imminente, della mia famiglia ho preferito immergermi in studio, lunghe passeggiate e meditazione. Chi sa che non mi riesca di fare "il passo, a pochi passi dall'altare", direi che sarebbe ora. Comunque, questi giorni sebbene affannati da diversi crucci mi hanno visto più sereno, più sano, più al

Augurio per il 151° anniversario dell'Unità d'Italia o per la prima "Giornata dell'Anniversario dell'Unità d'Italia"

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Carissimi, questo giorno è istituito da oggi a giornata di festa e memoria nazionale. La mia preghiera ed il mio augurio è che ognuno possa ritrovare il senso e la dignità di sentirsi italiano nel più profondo dell'anima. E l'orgoglio di un credo che trova nell'Inno Nazionale la sua espressione più alta e compiuta. Viva l'Italia! Viva la repubblica! Claudio

M'apparecchio a sostener la guerra... (pt. 1)

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I miei amici sono tornati. Ieri. Sì, ieri sera. All'improvviso si son fatti rivedere in chiesa e non mi spiego il perché: non sono rientrati nella casistica che con tanta attenzione e meticolosità avevo esposta a Zippora. Inutile dire che anche le soluzioni che le avevo esposto non sono valse a molto. La paura ha odore, modi di agire, di parlare. Paura io ho sentita nell'aria: paura e pietà. La paura di chi non aveva mai visto e la pietà che non merito, che non voglio perché m'è quasi offesa. E che si smetta di chiamarla compassione: la compassione in quei casi non esiste, si patisce una profonda solitudine. No, quella è pietà! La compassione, umanamente parlando, non ha nemmeno senso: è assurdo pensare di poter soffrire con una persona. Come si può? Come si può capire la sofferenza fisica e quella interiore? Non si può: nemmeno fra chi soffre dello stesso male si riesce a comprendersi davvero. La certezza è la solitudine o la compagnia. Ma non c'è compassione; solo pi

Il sogno di Cli Cla

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Miei amati quattro, sono tornato! E proprio in questa giornata così funesta, così triste e così luminosa! Sì! Il sole che quest'oggi sorride alla mia finestra non mi rende allegro e sapete perché? Perché rende tutto più luminoso e fa notevolemente risaltare quegli inutili fiori che vengoni chiamati "mimose". Ah, triste giornata questa.... Ché non s'offendano le lettrici, ma fuori da questo modesto angolo di pensieri sono notoriamente un anti-femminista e l'otto marzo, la Giornata Internazionale della Donna, mi dà sui nervi. Voglio dire, la Storia è stata scritta dagli uomini. Per quale presunta parità di diritti le donne meritano delle "quote rosa" in ogni ambito del civile? E per quale motivo una festa internazionale loro dedicata? Risponderò ora: queste sono vere e proprie forme di disuglianza, altro che parità di diritti! Anche gli uomini meriterebbero una festa ma le date nelle quali i grandi uomini del passato hanno compiuto grandi imprese, sono co

Le parole che non ti ho detto

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A Enzo, io credo risorgerai... 01.03.12 Avrei voluto essere lì. No, non quel giorno: non ne avrei avuto cuore. Avrei voluto essere lì prima. Tutti quegli anni di assenza, credendo davvero di aver fatto la scelta migliore, di aver scelto per me. Perché l'odio ci rende così fragili? Odiando posi un muro e tu ne fosti una vittima indiretta, come gli altri. Tutti quei Natali, quelle feste... Quello che ho preso negli anni precedenti non posso dimenticarlo: cosa vuol dire essere davvero "signore" l'ho imparato da te. Il rispetto che imponevi tu, imperioso, solo guardando le persone negli occhi. O la tua figura, così emaciata, scavata dagli anni, dagli affetti, dalle delusioni, dai fallimenti ma anche da qualche gioia. La gioia, per chi non v'è avvezzo, diventa anch'essa un fardello che scava il cuore. Eppure la tua figura, emersa da un'epoca lontana, imponeva rispetto: una figura mitica, mitologica. Metà uomo e metà titano antico. Nelle tue parole c'era l

Il caffè...

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O dolce ambrosia dei terrestri, rimedio al più amaro dei veleni, panacea per le sventure di noi poveri umani. Signori, insomma, come ogni buon "terrone" (qual io sono) il culto del caffè, se non in tutta la mia famiglia almeno per me, è sacro. E "sacer" cioè maledetto, punibile, diventa chi impunemente osa svuotare la "cuccumetta" senza metterne dell'altro sul fuoco. Essendo la casa piccerella comunque si viene a sapere. Vedete, il caffè è più di un rimedio a tutti i mali: il caffè è occasione di scambio, di incontro sociale e culturale (cioè tra le varie "culture del caffè"). Davanti ad un caffè chiunque smette di essere pretenzioso verso l'altro, è una forma di generosità liquida: "Vuoi prendere un caffè?" "Ti offro un caffè" "Dai, sali che faccio un caffè". Quello che c'è intorno, cioè un invito a fare due chiacchiere o un appuntamento o qualsiasi altro fine, è apparentemente accantonato dinanzi al pi

La fuga

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Miei amati cari quattro lettori, torno a scrivervi dopo essere tornato da casa. Ho molte cose da dirvi ma la prima è questa: non sono andato via per "ricaricarmi" o perché impossibilitato questo mese. Sono fuggito (ebbene è proprio così) da Siena per paura di poterla incontrare. Sono fuggito da Siena per paura di quello che sarebbe potuto accadere incontrandola. Sono fuggito per paura di me stesso, delle reazioni incontrollate del mio corpo: sono fuggito per paura, per vigliaccheria, per orgoglio. Paura non di lei ma di me stesso, della mia mente. Vigliaccheria ancora verso me stesso che m'ero ripromesso che questa volta li avrei affrontati a testa alta. Orgoglio, perché se m'avesse visto chinato miserabilmente a terra sarebbe stato quello il mio più grande dolore, non tutti i dolori che possono suscitarmi i miei "amici". Il suo dolore e la sua empatica sofferenza nel vedermi così, sarebbero stati i miei. Quando mi accorsi che era una fuga? Il giorno della