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Visualizzazione dei post da 2023

Ozymandias, ovvero le vestigia della mia grandezza

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Passati sono i tempi nei quali agivo come un ‘tombeur de femmes’, con una compassata disinvoltura (in verità mai posseduta) che sempre malcelava la mia rigidità. I capelli cadono, una incipiente calvizie avanza trasformando la mia testa in una agorà, ma non per idee. Indosso un ridicolo taglio di barba che mi ricorda e la mia pigrizia nel raderla con frequenza e la necessità di caratterizzare un volto con qualcosa che, una volta almeno, possa essere io -e non il tempo- a decidere. Mentre la mia intelligenza perde progressivamente il suo lustro e la sua effervescenza, la mia aura di bislaccheria il suo smalto. I modi una volta compassati ed eleganti si fanno solo più bruschi, l'educazione si muta in affettazione apertamente ironica, quando non sarcastica. La brillantezza di tutta la mia persona, mostra le sue crepe decadenti. Eccola l'età del cambiamento, eccola la fine dei vent'anni: gastrite, reflusso e dolori alla cervicale. I poveri nervi che fanno tanta parte del co

Un cuore grande

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 Vorrei saper avere un cuore grande, perché mi pare non esserci abbastanza spazio per stipare tutta la stima, l'affetto, l'amore che imparo ogni giorno a poter portare a chi condivide tanta parte di questa strada con me: questi affetti, questi amori, questi amici che non se ne vanno e che tanta più distanza acquistano quanto più profondamente mi si inscrivono nel cuore e chi mi ha già preceduto nella speranza, si è conquistato un posto che nessuno potrà mai togliergli. Vorrei un cuore grande almeno il doppio: oh non perché speri di saper proporzionalmente amare, ché chi tiene certa materia trattata come numeri poi solo in numeri e percentuali sa parlare, e allora dico che vorrei un cuore grande almeno il doppio perché se anche non amerei il doppio quantomeno avrei lo spazio necessario per indagare a fondo e appieno quello che già provo e chissà -io aggiungo- che non avanzi davvero un posticino per qualche nuovo amico. Vorrei un cuore grande il doppio, grande che si noti da una

Mal di Gerusalemme

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  Latina Scalo, a sei giorni dal ritorno dalla Terra Santa Quando sono arrivato a Gerusalemme, grande è stata la delusione allo scoprire che quella città non mi offriva alcun tipo di risposta oppure di orientamento verso le domande che, insistentemente, Le ponevo da molto prima di cominciare il mio pellegrinaggio: ogni dissonanza mi si poneva innanzi lungo le giornate che mi si preparavano, ogni mia idiosincrasia, era risolta nel ripetere a me stesso “Quando arriverai  a Gerusalemme sarà tutto diverso, quando arriverai a Gerusalemme ognuna di queste fatiche ne sarà valsa la pena, quando arriverai a Gerusalemme ti saranno date le risposte alle domande che da lungi poni a Dio.” Come se Dio fosse più vicino a Gerusalemme che a Roma oppure in un buco sperduto come Latina Scalo e come se la Città Santa fosse un amuleto oppure un’indovina alla quale porre domande: pensiero magico e, per ciò, infantile.   Così facendo, certamente ho potuto sopportare tutto quanto mi si poneva innanzi ma quan

Lettera dal Mare

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  Alla nuova donna che verrà Mio dolce amore, avrei voluto averti qui, con me, sulle sponde del Mare di Galilea a contemplare quella santità semplice che sembra spiegare ogni cosa e come tutta la ruota perfetta del mondo trovi in Lui la sua “raison d'être”. Avrei voluto averti qui, e tanto mi sarebbe bastato, e tutta la mia vita avrebbe probabilmente raggiunta la sua più perfetta compiutezza: ti ho straveduta, ancora, fra le onde mentre un gabbiano solitario vi planava e, poco distante dalla riva, da quelle si faceva cullare. Avrei voluto averti lì, perché è stato quanto di più santo la vita mi abbia permesso di esperire: ma tu sei quella sperevole assenza che rende vivo questo mio desiderio. Davanti a quel Mare, amica mia, potrei tradurre i nostri giuramenti in una santa promessa: la promessa che, quando ci chiameremo con quell'amorevolezza che, unica, si vuol sentire una sola volta, comincerebbe per noi quella semplice vita nuova fatta non di sterili rime ma di ogni gioia fac

Ieratica di un'attesa

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 Ieratica di un'attesa, mentre sopra Fiorenza in vegetativa che raccoglie in sé per fiorire quanta tutta bellezza le occorre, su di un colle si consuma l'alto mistero di quella invece improntata tutta al Santo Viaggio. Ignara delle facezie che riguardano i nostri minimi atti, i loro i vostri, quelli dovuti alla vita stessa che si ripete come materia di una lezione mai capita, tutto si fa relazione e Presenza autentica e consolatoria: comunione! Oh, Bellezza che ci avvinci alla vita vissuta in Te e, facendoci una cosa sola, disegni un cuore unico che si avvia alle tue sante e polverose strade! Oh gloria senza fine, che parli sempre di quell'amore che sa generare! Trent'anni di attesa non sembrano essere stati più di quei pochi giorni ancora che patisco per te ora: e che i miei piedi siano fatti per le tue vie, le mie mani per le mani dei tuoi santi, le mie labbra per la lode, lo so ancor prima di esperirlo! Ma quella divina intelligenza che indica ai miei piedi il loro p

Parossistica di ogni sublime tristezza

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 Noto come le persone più semplici tendano a trovare un compagno con più facilità ed a mantenerlo o cambiarlo con relativa leggerezza, tutte tese a provare un affetto che sa più del tempo e della passionalità della relazione che della sua intensità. Provo, verso questi, quasi un moto di tenerezza e talvolta di invidia persino. Guardando il modo in cui fanno sembrare semplice ciò che da questa parte del guado mi pare un impegno astratto ed intangibile, dalla dubbia utilità anche, mi domando se e quanto valga la pena eccellere in una abilità che altro non pare se non l'arte estrema e raffinatissima del relativismo affettivo. È  possibile conoscere veramente un'altra persona? E se lo fosse, stando così le cose, ne vale davvero la pena? Da qualche tempo, inizio a nutrire il sottile sospetto che un legame con un'altra persona, un legame vero, semplicemente non sia possibile: mi chiedo se tu sia in disaccordo, Donna mia attesa, anche se sospetto, vista la tua lacerante assenza, c