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Visualizzazione dei post da marzo, 2014

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"Poi, ecco, capitano momenti come questi e riesci a farti perdonare tutto. Perché in momenti come questi tu mi dai tutto. In momenti come questi non solo so che ci sei, ma che mi vuoi bene. Grazie Papà!"   Caro Papà, lascia che sia io, questa volta, a scriverti. Lascia che sia io, questa volta, a risponderti. Lascia che sia io, questa volta, a dirti quanto bene ti voglio. In questi giorni mi sono arrovellato per cercare di comprendere come questo tempo, che sento più vivo, sia la mia pienezza. Fin da quando sapevo questo giorno sarebbe giunto, ero conscio che più di altri mi avrebbe cambiato, più di altri avrebbe rappresentato un punto fermo nella mia vita, più di altri avrebbe significato l'apice fulgente di questo mio grande percorso, ed io sarei stato allora conscio che il tempo della pienezza era per me finalmente giunto. Da quando ho memoria, credo di poter affermare di avere atteso questo giorno, che ormai giunge al termine, e di aver sperato che qualcosa mag

Una donna

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Lo avevi promesso. E sei tornata. Dovevi tornare. Il tuo ritorno mi causa sempre imbarazzo, stupore, vergogna. Sì, vergogna. La vergogna d'appartenerti, e di saperlo, ma di rifiutarlo ostinatamente. Continuo a rifiutarti. Spesso sto lì a guardarti, dalla finestra, a contemplare la tua bellezza tutta terrena e tu ti lasci guardare. Sai che il mio sguardo è su di te e, quelle poche volte in cui ti volti, mi fissi intensamente e lo ricambi. Leggi il mio sgomento che si palesa ogni volta che ti vedo, il mio profondo disagio, e mi conduci gli occhi verso profondità che continuo a dire di detestare, pur amandole visceralmente. Mi guardi dentro, non distogli il tuo volto: me lo poni, anzi, più in luce e luminoso, ché io possa guardarlo meglio. Io ti appartengo e tu mi appartieni . Ci apparteniamo vicendevolmente, stretti, come siamo stati, in un fecondo amplesso. Un cordone troppo viscerale per reciderlo. Sei tornata da me, me lo avevi promesso. E questo che accade, queste parole che

Atomo

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Atomo il mio cuore: spaccato, diviso. Spaccato l'indivisibile, divisa l'unità. Come due mani, che lo abbiano preso e ne abbiano squarciate le carni: aperti atrii e ventricoli, una divisione rozza e perfetta di cavità tanto fragili. Chi ne beva del sangue innamorato, non so. Io sono un atomo , tu il mio Fermi. Penetrata fra le carni, hai fatto polvere di quest'ampolla come non pensavo sarebbe mai stato possibile, inutile negarlo. Con la rabbia del peggior bassista rock, hai distrutto la mia cassa di risonanza. E la mia corda, che tenta di vibrare, sperde in un suono secco, all'aria, il suo canto d'amore . Buffo, buffo quello che siamo stati: due elettroni . Sì, due elettroni. Due elettroni attorno al nucleo del nostro sentimento: ci siamo girati intorno, studiati e studiato. Studiato il sentimento, quel nucleo instabile di un atomo altrettanto instabile. Ricordo con fatica le lezioni di chimica: la primavera era alle porte, l'aria era brillante, la

Pioggia

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Piove . Così intangibile e leggera è una presenza: la tua. Torno a pensarti con una leggerezza che non mi è propria, con una consistenza evanescente, una persistenza inconsistente. Torno a pensarti e non ho preoccupazione: la memoria ti sfiora, carezza il tuo ricordo. Amoreggiare con leggerezza , questo fu tutto. Sono nuovo a questa fuggevolezza del ricordo e del sentimento: sempre solgo, invece, serbare il ricordo fintantoché fa male. Quasi mi manca questo dolore vissuto: oggi, sono alieno da me. Claudio