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Visualizzazione dei post da 2013

Lieto Natale!

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"Quella circulazion che sì concetta    pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta,  dentro da sé, del suo colore stesso,  mi parve pinta della nostra effige:   per che 'l mio viso in lei tutto era messo." (Dante Alighieri, Pd. XXXIII vv.127-132) Lieto Natale! Claudio   

P.S. Cuore

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Ho lette tante cose ultimamente. Mi sono dedicato alla lettura di diversi articoli, racconti, riflessioni, memorie, romanzi e biografie. Così, dopo aver terminato di leggere alcune di queste cose che m'hanno lasciato l'amaro in bocca, ho pensato: perché mi sento così? Perché leggere queste cose mi ha fatto sentire così? Per via dell'argomento? No, no, non credo: ho letto delle cose più disparate e giacché fra queste non vi è nessun legame logico ho motivo di ritenere che non si tratti dell'argomento. Beh, allora potrebbe essere lo stile: no, no, decisamente non è lo stile. Sono un lettore troppo raffinato per accontentarmi di leggere qualcosa che non ha stile ed eleganza nel tratto. Deve allora trattarsi della forma, non può essere altro! Sì, deve essere decisamente la forma! E invece no, non è neppure la forma, altrimenti avrei cestinato l'articolo dopo il primo periodo ipotetico sbagliato. In quello che ho letto mancava una cosa e fondamentalmente solo quell

Scontatezza: una promessa

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Siena, lì 12 dicembre 2013 Non ti darò mai per scontata. Non ti darò mai per scontata: non mi abituerò mai a te, alla tua bellezza, alla tua grazia, alla tua forza interiore, al tuo essere donna e " donna de la vita mia ". Non mi abituerò mai a te, te lo prometto. Lo prometto ora, adesso, prima ancora di conoscerti perché, quando verrà il giorno in cui ti incontrerò, non dovrò accorgermi gradualmente di doverti dedicare più tempo e più attenzioni: in questo modo, lo so sin da ora. Sin da ora so di non dovermi, e non volermi, abituare a te. Abituarsi ad una persona è una morte lenta, che ti colpisce a poco a poco: col tempo, nulla di quello che fa riesce più a stupirti. E su questo, forse, ho torto perché col tempo tu smetterai di stupirmi: inizierai a meravigliarmi. Non vorrò mai abituarmi a te e prome tterlo adesso è il mio prome moria per il futuro, per il giorno in cui ti avrò davanti. Io ti vivrò. Ti vivrò ogni giorno: nella mia quotidianeità, nella tua strao

Alle stelle... alle stelle...

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"E adesso, Draco, senza di te, che cosa faremo? A chi ci rivolgeremo?" "Alle stelle, Bowen. Alle stelle..." Quando ero bambino e si rientrava, verso mezzanotte o più tardi, da casa di amici o parenti che abitavano in campagna, io solevo distendermi sui sedili posteriori dell'auto. Mi stendevo e venivo coperto col cappotto di qualcuno. Ero abbastanza piccino da distendermi completamente senza, però, dover ritrarre le gambe come un bambino che giaccia, in attesa, nel ventre materno. Ricordo che, spesso, nel tragitto che dalle remote case di campagna ci riconduceva fino a casa, tragitto immerso nella tenebra profonda e nell'odore dei campi e dei fiori notturni, da sdraiato che ero volgevo lo sguardo verso lo spicchio di cielo che potevo vedere stagliarsi chiaro sopra di me. Chiaro ed infinitamente grande. Perdevo, allora, la mente a vagare in quegli infiniti spazi, disegnando forme imaginifiche con le dita e tracciati che un giorno avrei percorso.

Non conosco il tuo nome

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In quel momento apparve la volpe. […] "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste... " "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata". [...] "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" […] "È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami..." "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo". […] "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se

Sotto gli ombrelli

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Piove, ancora.  Mi sembra non abbia mai smesso. Quando piove ho sempre l'impressione di conoscerti ancora, di averti ancora al mio fianco, di avere ancora la mia amica vicina a me. Quando piove ho l'impressione che il tempo si fermi: non riesco a fermare la pioggia con le mani, non riesco a mettere una diga a quello che mi accade addosso. Aspetto solo che l'acqua mi lavi e mi renda più leggero. Quando piove ho l'impressione che il tempo torni indietro: i vetri bagnati mi ricordano i miei due vetri, bagnati anche quelli. Quelle misere lenti che non potevano fare altro che bearsi del tuo sguardo innamorato (mi piace pensare lo fosse davvero), che non potevano fare altro che arginare le gocce di felicità che scorrevano dal cuore fino a te, che non potevano far altro che guardarti e sorridere. Sorridere, perché tu non conoscessi quale segreta sorgente mi era nata in petto. Quando piove, il tempo si riavvolge come un vecchio nastro su cui premo solo il tasto play: la

Appena sotto la pelle... e poco più sotto

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Ecco dove sei: appena sotto la pelle. Appena sotto il sottile strato di coscienza che si è posto in dovere di non pensarti più. Da dove sei ora, non posso scacciarti: sei sotto la pelle. Sei protetta da quella sottile ed intangibile guaina di razionalità che protegge il mio essere-sopra dal mio essere-sotto . Ti sei aggiunta a tutti i demoni che sono il mio essere-sotto . Dietro gli occhi, la mente produce immagini di tenebra… Sotto la pelle sei protetta, non posso toccarti: giaci sotto la coscienza razionale, che il tuo pensiero torna a tormentare quando, di notte, le barriere si fanno sottili e permeabili ed i sogni, più sottili e leggeri dell’aria e dell’acqua, escono dall’utero che li ha generati e traversano le più ferree certezze e consapevolezze. Ed io, per quanto posso, prendo come mia la colpa di trattenere il tuo pensiero lì, sempre lì, infinitamente prima che il sogno si consumi (consumi se stesso) e non abbia più alcunché da sognare. Ecco, allora, che la tu

Lettera (nuova) alla donna che verrà

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Carissima donna che verrai, sono addolorato, assai addolorato, nel dirti che ormai dispero vederti. Ho creduto, in una bellissima ed inconsistente illusione, di averti finalmente trovata avendo però dimenticato tutto il percorso che mi aveva portato a scriverti appena lo scorso Luglio: avevo dimenticato che nella mia vita ci sono state, ci sono e ci saranno molte “persone giuste” ; persone per le quali, tuttavia, io non sarò mai quello giusto. Quasi esattamente un anno fa, lo avevo capito ed il capirlo aveva dato origine a quella profonda consapevolezza che volle dapprima che io parlassi con Zippora riguardo i miei sentimenti per lei e, di poi, che io approdassi alle soglie delle ragioni del cuore e scrivessi a te, donna della mia vita, la lettera che un giorno leggerai. Sono addolorato, assai addolorato… Questa volta ho creduto, per poco, di averti davvero trovata; ho creduto, per poco, che la donna dai capelli di grano e gli occhi di selva, che avevo legata a me con u

Banalità

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Piove, ho intenzione di lasciarti andare. Ho intenzione di non aggrapparmi più ferocemente al tuo ricordo. Voglio liberarmi. Non da te, ma da questo peso: il peso della sofferenza che mi opprime. Ho giocato con la grammatica dell'amore credendo di poterla sovvertire come uso fare con la grammatica delle parole, da suo custode qual sono. Ho riempito, perché tutto mi fosse meno greve, di altro e di altre i momenti che ti erano riservati. Di altre gioie, di altre persone, di altre attenzioni. Eppure, nessuno mai è riuscito a darmi quella pienezza che avevo solo quando quei momenti erano condivisi con te. Allora ho capito: ho capito che devo smettere di riempire il tempo che ti serbavo di cose altre e, al contrario, riappropriarmene. In tal modo non è a te, che non sei più, che lo nego: lo nego al tuo ricordo doloroso ed alla sofferenza. Farò così, perché solo in questo modo potrò andare avanti. Sarò ancora ferito, proverò ancora dolore, ti porterò ancora affetto (ancora per

Sicomoro

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Lc 19, 1-6 Salire è semplice, l’ho fatto molte altre volte sebbene non per motivi altrettanto buoni, sebbene fossi assai più piccino. Questa volta c’è qualcosa di diverso: io. Io sono diverso. Ma diverso da chi? Diverso da quando? Diverso da me stesso, diverso dall’immagine di quel bambino che piange al Cielo, con lo sguardo smarrito di chi ha perso un’altra certezza oltre quella, dapprima così sicura, della propria lingua e della propria terra. Ero straniero in terra straniera, di casa per chi mi diceva essere a casa. Ancora oggi, calco quella terra da straniero. Sono diverso dal bambino che pianse al Cielo stellato quella notte. Ma non così tanto: il mio volto è similissimo ancora, il mio animo è solo più temprato. Come allora, però, reprimo le lacrime in seno: è il silenzio del mio mare, che si fa burrasca quando qualcosa o qualcuno mi scuote l’animo. Ho atteso questo momento per dieci anni: per dieci lunghi anni ho atteso che tu tornassi e potessi così renderti a

Voce del verbo "amare"

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Io afferro, tu afferri, egli afferra, noi afferriamo, voi afferrate, essi afferrano: voce del verbo "afferrare", indicativo presente. Io TI afferro, tu MI afferri, egli TI afferra, noi TI afferriamo, voi MI afferrate, essi TI afferrano: voce del verbo " amare ", modo : assolutamente indicato , tempo : sempre e ovunque . Afferrare è voce del verbo "amare", si protrae nel tempo e nello spazio, è l'unica cura per le anime che non sanno stare sole al mondo o che assai lo sono state. Afferrare ha promessa e senso: dice che quando tu cadrai, ti farai male, ti allontanerai, quella persona starà lì per te. Starà lì per te: ti prenderà per i capelli, ti stringerà forte, non ti lascerà scappare per la paura, perché tu sei tutto per lei e lei è tutto per te. Afferrare  ha promessa e senso: dice che ti comprenderà, che quando ti allontanerai senza spiegazioni aspetterà in silenzio, dice che ti curerà, ti darà un cuore nuovo, ti capirà. Afferrare n

Polvere di vetro

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Il mio cuore è in pezzi, in frantumi: lo hai distrutto. Provo a ricomporlo ma è troppo presto: due giorni, quarantott'ore appena, non sono i mesi, il lungo tempo, di cui avrò bisogno. Sto traendo le somme di quello che è stato. Nove giorni fa ho perduta la persona con la quale ho vissuta la più intensa e felice e breve ed instabile relazione della mia vita; due giorni fa ho persa anche la mia più cara amica: per un qualche accanimento della Sorte, voi due coincidete. Hai fatto l'unica cosa che ti avevo chiesto di non fare: ferirmi. Perché non era il momento, perché stavo riprendendo ossigeno dopo questi anni terribili, perché dovevo ricomporre pezzi della mia vita, perché non mi sarei più rialzato. Ed adesso, adesso, mi muovo a tentoni fra le sabbie mobili: i resti di quello che è rimasto di questi due anni, della nostra amicizia e della breve (brevissima invero) relazione sentimentale (o così ho potuto per poco credere) avuta. Non dimenticherò mai i tuoi occhi: quel v

Domande e risposte (giochi di significato)

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Vorrei delle risposte da te. Vorrei delle risposte, infine. Sempre te ne ho chieste, continuerò sempre a chiedertene. Vorrei delle risposte, definitive. Da fissare nella mia vita e nel mio cuore. Risposte da te che, in questo cuore rattrappito, continui ad entrare ed uscire senza sosta. Perché, lo sai, lo hai sempre saputo, che per te la porta è sempre stata aperta . Lo sai da quando, ardentemente, provai a confessartelo a bassa voce una volta; lo sai da quando, poi, decisi di imprimerlo su carta. Perché, per me, imprimere su carta vuol dire imprimere a caratteri di fuoco nella mia vita: l’inchiostro è un sentimento difficilmente delebile per chi vi ha consacrato la propria vita. La porta è sempre aperta, sempre lo è stata, sempre lo sarà, sempre lo rimarrà: sebbene questi giorni mi gettino nello smarrimento, in te sono saldo. Sto. Ogni giorno vorrei parlarti ma trovo la scusa del tempo, del non aver tempo, del concentrarmi su me stesso: ho solo paura di quello che po

Dialogo

Risposta Prima Certezza Le certezze possono tornare. Ripetere, riprovare. Senza colpa alcuna. Le certezze possono tornare. Sono lieto per ciò che sento, sarei lieto che il fuoco riprendesse vigore. Le certezze possono tornare. Ripetere, riprovare. Senza colpa alcuna. Le certezze possono tornare. Sono lieto per ciò che sento; sarei lieto che ogni strada che volge e volge, ogni strada polverosa e difficile, conducesse ogni giusta parola a me. Le mie pure, dove la strada sa. Le certezze possono tornare. Ripetere, riprovare. Senza colpa alcuna. Le certezze possono tornare. Sono lieto per ciò che sento, sarei lieto se potessi riprovare. Le certezze possono tornare. Ripetere, riprovare. Senza colpa alcuna. Le certezze possono tornare. Sono lieto per ciò che sento, sarei lieto che la strada portasse le parole a me. Portasse le mie dove sa. Le certezze possono tornare. Ripetere, riprovare. Senza colpa alcuna. Le certezze possono tornare. Sono lieto per ciò che