La rabbia e l'orgoglio

Scemino gli applausi della falsa platea del mondo, tacciano le trombe dell'Apocalisse: adesso parlo. Parlo e chiedo silenzio. Lo pretendo, in virtù della cortesia fin qui usata. Se le mie parole sanno essere violente, se sanno far male (come credo), allora qualcuno ne risentirà. Se saprò essere l'uomo tragico che so di essere, allora qualche viso si corruccerà. Ogni uomo è drammatico: io, sono un dramma tragico. Non voglio qui esprimere rammarico, non dispiacere ma un rabbioso dolore, una dolorosa rabbia. La rabbia per coloro che ci sarebbero dovuti essere e non ci sono stati. Coloro che hanno avuto il privilegio, l'onorificenza, della mia amicizia e con una falsa e non scusabile ponderatezza, con una delicatezza adatta solo alle persone che si conoscono così poco, sono state nel silenzio. Mi hanno lasciato nel mio luttuoso silenzio, nel mio grido doloroso all'abisso, a cui solo l'abisso ha risposto. ...