Alla mia donna
Tendi le braccia al mare, invano. Lui non t’ode.
Ugualmente passa, incantato.
Io altro, invece, che dalla Maga sempre fui istruito, t’ho
amata udendoti.
M’hai trascinato alle tue rive e sempre mi fai questa corda
desiosa di vederti ancora.
Amoreggiammo, suonando la mia corda con ogni tua bellezza.
Bella donna, che nascondi sotto umili e tacenti ceneri il
capo ardente!
Bella vergine, che seduci questi occhi con l’esperienza della
più violata fra le amanti!
Sono l’amante che non hai mai chiamato, il figlio che non
hai voluto, colui che ha ascoltate le tue parole frante tra i flutti.
Perla del Nostro Mare, le tue gambe, distese, come sabbia
dorata, sono la via alla tua lirica corda (al tuo cuore cantante).
Le tue gambe, linee di perfetta eleganza, le segue il mio
occhio, da lontano, dall’alto.
E la mano, e l’anima, frementi, carezzano il tuo intimo e
celato secreto! Lì dove, penetrante, Sol non giunge.
E anco il desiderio persegue il tuo sinuoso fianco e sui
tuoi prosperosi seni giace, consolata, l’anima.
E pure, tu non hai gambe Donna del Mare!
E pure, folte splendide chiome ascondono materni e ricchi
seni, o bella Partenope!
Sirena dal cor di tomba.
Claudio
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