Una donna


Lo avevi promesso. E sei tornata.
Dovevi tornare.
Il tuo ritorno mi causa sempre imbarazzo, stupore, vergogna. Sì, vergogna.
La vergogna d'appartenerti, e di saperlo, ma di rifiutarlo ostinatamente.
Continuo a rifiutarti. Spesso sto lì a guardarti, dalla finestra, a contemplare la tua bellezza tutta terrena e tu ti lasci guardare.
Sai che il mio sguardo è su di te e, quelle poche volte in cui ti volti, mi fissi intensamente e lo ricambi. Leggi il mio sgomento che si palesa ogni volta che ti vedo, il mio profondo disagio, e mi conduci gli occhi verso profondità che continuo a dire di detestare, pur amandole visceralmente. Mi guardi dentro, non distogli il tuo volto: me lo poni, anzi, più in luce e luminoso, ché io possa guardarlo meglio.
Io ti appartengo e tu mi appartieni.
Ci apparteniamo vicendevolmente, stretti, come siamo stati, in un fecondo amplesso. Un cordone troppo viscerale per reciderlo.
Sei tornata da me, me lo avevi promesso. E questo che accade, queste parole che mancano, non so come dirlo, come spiegarlo, come tentare un raziocinante approccio alla tua femminea beltà. Perché tu sei bella, eccome!
In tanti ti hanno corteggiata, amata, detestata, voluta, desiderata.
Eppure non comprendo come, fra molti, tu possa aver scelto me quale tuo figlio diletto, quale amante delle tue aggraziate forme. Già, la grazia.
Perché di questa sei fatta, sei fatta della sostanza della grazia ed è alle Grazie che, infino, riusciresti a causare una poco divina invidia. Sei bella! E non comprendo, davvero non comprendo, come tu possa aver scelto me. Me fra molti.
Mi è oscuro allo sguardo.
Volontà e voluttà, questo ti muove. E la grazia che cinge i tuoi fianchi ed adorna i tuoi clivi, quella beltà che ha il colore dell'olivo festante ed il profumo del miele selvatico, non saprei descriverla. Ho provato, ho provato ed ho fallito.
Perché Colui che ti ha voluta così, così bella, non avrebbe potuto plasmare miglior opera: sei, certamente, il suo capolavoro!
Donna, donna, sei la voluttà e con te cammina il mio desiderio!
Bella tu sei! Nessuna perla ha il tuo valore, nessuna lacrima il tuo prezzo, nessuna gioia degna di starti innanzi.
Sei più di quanto mi sarei mai potuto aspettare, ed hai scelto me! Come? Perché?
Io non so, io ignoro. Ma che importa? Adesso sei tornata, sei tornata da me,
sei qui...
E ti stringerò al petto finché potrò, finché potrò ti respirerò a fondo, ed è sul fondo dell'anima mia che starai fino a quando non vorrai lasciarmi di nuovo.
Non lasciarmi stavolta, resta.
Fra le molte sei, forse, l'unica che davvero abbia avuto costanza nella mia vita: sì, sì, ecco cosa sei! Sei una delle Donne della Costanza!
Come ho potuto non vederlo prima? Come ho potuto essere così cieco?
Come ho potuto, prima d'oggi, scambiarti per una fra le tante?
Come ho potuto ignorare il modo in cui giocavi con me?
"Sono tuo" e lo dico a te che sei tornata. A te che sei ancora qui.
Non sei la donna che vorrei al mio fianco, lo sai, ma non ti importa.
Non te ne è mai importato molto, perché io sono tuo.
Sei tornata: l'unica davvero che lo ha fatto. Se questo rapporto, questa dialettica delle forme e delle parole, questa profonda mutazione nello scorrere del tempo, fosse dipeso da me solo, sappilo, ti avrei fuggita. Ora, però, non posso. Sei qui.
Ed io ti amo.
Perché tu sei una donna, donna davvero!
E la mia stolta pudicizia mi impone queste caste parole, mi impone la verecondia con cui ti guardo, con cui a te mi rivolgo. Sei tornata e mi vergogno.
Mi vergogno che mi sappiano tuo: come vedi non ti merito...
Mi vergogno, ma ti riaccolgo tra le mie braccia che, nonostante te, rimangono vuote: bentornata Primavera!

Claudio


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