Piegare le lenzuola

Brandi Carlile - Wherever Is Your Heart

 Ripensavo, non molti anni fa, in un momento nel quale la mia felicità mi pareva inafferabile per tanto vicina che fosse, ad attimi di più concreta beatitudine dove il tempo aveva acquistato un senso personale solo perché condiviso e condiviso nell'azione: è più di quanto uno come me, da sempre votato all'inazione, possa sperare anche oggi di vivere. Se non ci si lascia paralizzare dal timore di scendere più in profondità nella conoscenza e nel vivere quotidiano dell'altro, questo tipo di vita costituisce in verità il gustoso preludio alle più care trentanove parole. Ricordo, però, come in quei momenti di amorosa nostalgia tutti li miei penser non potessero che parlare d'amore ed anche quelle lenzuola lievi costituivano la succinta veste al nostro abito adamitico. Era il linguaggio parlato dalla pelle che leggeva nelle lenzuola dei "sudari di dolcezza".
Qualche giorno fa stavo piegando, solo, le lenzuola e mi è stato improvvisamente chiaro come un compito così delicato (sì, delicato davvero) richiedesse altre due mani oltre le mie, aldilà delle prosaica facilità che l'aiuto di un'altra persona comporta, intendo.
Insomma, mi ero mai accorto -nei tempi in cui mi crogiolavo nella mia soffocante nostalgia- mi ero mai accorto, dicevo, che piegare lenzuola sulle quali avrei poi riposato (o non riposato) era già il corteggiamento prima dell'amore? Mi ero mai accorto che quel balletto di pieghe e origami, allontanamenti e avvicinamenti, rappresentava la chiave interpretativa di quel codice basilare che fonda ogni danza di coppia? In quei movimenti di sapientemente curata goffaggine si può leggere il presente di ogni famiglia umana e talora persino il futuro. La quotidianeità non può rivendicare, neppure lontanamente, l'intensità della passione amorosa, anzi: spesso è a questa subordinata o da questa apertamente prevaricata. Eppure, nella lunga corsa della vita, sempre la vince, sempre le si affianca inizialmente e sempre poi la sorpassa e svanisce sull'orizzonte, segnando un traguardo senza luogo esatto.
Pensavo questo, piega dopo piega, e mi chiedevo perché non mi smuovesse l'animo il solo rendermene conto. Passato il dolore prima ed il rimpianto e la nostalgia poi, per gli amori passati, certe consapevolezze diventano solo tali: certezze di un passato da non ripetere, lezioni finalmente imparate. A quale costo però? Il tributo versato al me che ero, perché quello che sono ne possa riscuotere ogni beneficio, è la lenta apatia verso questo mondo multiforme e multipolare che ha smarrito il suo centro: è tanto, per esempio, che una donna non mi interessi (e seriamente) in quel senso; tanto che un libro non mi faccia piangere; un dibattito non mi infervori fino a farmi quasi perdere le staffe; un interesse non mi faccia esplodere la testa; una passione mi incendi il cuore. È una vita nuova, che una quotidianeità senza sussulti ha plasmato, una infelicità mediocre consapevole di se stessa e che a sè null'altro richiede e neppure si arroga il diritto di forzare la mano per tentare il suo maggior bene. A quella vita di passione poco quotidiana ha risposto una quotidianeità senza passioni. Forse verrà, forse tornerà (se chiamata). Ora, ora no.
Non ne sento alcun bisogno.

Claudio




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