L'incidente...


a.s. Non cercate riferimenti geografici. Non ce ne saranno.

§

Sfilava veloce sull'autostrada, diretto a Latina, da appena dieci minuti aveva lasciato il territorio terracinese. Si era lasciato alle spalle l'alto campanile del Duomo e la torre del mastio avvolte in un alone di luce arancione che li rischiarava e li immergeva, come l'acqua alta a Venezia -pensò-, in un atmosfera di fuoco. Ormai Terracina era lontana e avanti a sé solo la tranquillità della propria casa solitaria.

Le corsie erano ampie, l'autostrada era stata terminata solo alcuni anni prima: una direttissima che collegava le principali città della provincia e consentiva più rapidi spostamenti. La Regione Federale del Lazio ed il distretto dell'Urbe erano state costrette ad approvare il finanziamento dopo che, a causa di ripetuti incidenti sulle vecchie strade, molte madri e padri di giovani uccisi si incatenarono davanti a Palazzo Chigi e iniziarono lo sciopero della fame e della sete ad oltranza. Dopo che lo sciopero ebbe mietuto le prime due vittime, alla fine, il Governo si vide costretto ad accettare la richiesta di un maxi finanziamento. In verità -come Mauro ricordava bene- negli stessi giorni, il giornale dello Stato Autonomo delle due Sicilie, con sede a Corleone, rivelava che ad alcuni membri della Camera Senatoria Romana sarebbero stati recapitati dei bossoli in buste anonime, sulle quali vi era solamente scritto: -Approva o muori-. Dopo il delitto del Premier Silvio Berlusconi, avvenuto circa vent'anni prima, e la Rivoluzione Federale Italiana capeggiata da Umberto Bossi, fare il politico era diventata cosa pericolosa, soprattutto nel Lazio…

Interruppe di colpo questi pensieri e si riportò volontariamente alle realtà: la stanchezza si faceva sentire. Forse per questa sera avrebbe persino rinunciato volentieri ai suoi wargames pur di riuscire a riposare almeno un poco. Da circa un anno, ovvero da quando sua moglie Angela era fuggita di casa senza lasciare un biglietto né alcuna spiegazione, soffriva spesso di violenti incubi notturni.

Una notte, come ricordava, si era svegliato madido di sudore ed il lenzuolo macchiato di sangue.

Preferì fare una doccia e solo allora si accorse da dove provenisse tutto quel sangue: aveva il petto pieno di lunghe ferite e cicatrici che prima d'allora non aveva mai notato. Non poteva essersele fatte da solo, o almeno lo sperava. Anche i suoi amici da molto tempo gli ripetevano che non era più lo stesso ma lui negava in modo ostinato: era Mauro Faina, nulla di tutto ciò avrebbe potuto o dovuto toccarlo o minimamente scuoterlo; nonostante tutto però l'abbandono di Angela non lo aveva previsto e ancora non se lo spiegava. Tornò a pensare alle cicatrici e istintivamente si portò una mano al petto. Credendo fossero state solo un brutto incubo, quella notte era tornato a dormire ma la mattina dopo la sorpresa non poteva dire che fosse inaspettata. Aveva dormito poco ma fino a prova contraria ci vedeva ancora bene: le ferite erano già cicatrizzate e avevano lasciato solo lunghi solchi argentati sul petto nudo: quelle strane cicatrici di certo non contribuivano a dargli un aspetto anche solo simile alla normalità. Si era allora rivolto ad un medico, le sue parole testuali furono: -Ecco signor Faina, le do questo numero, è una mia carissima amica e sa……………

Sa cosa?! Sa cosa?! Sa cosaaaaaaaaa??!!! La sua mente ora scoppiava dalla rabbia al ricordo delle parole successive pronunciate da quel medico.

Senza essersene accorto aveva chiuso gli occhi. Faina li riaprì, tremante, e fu l'ultima cosa che fece di sua volontà quel giorno. Improvvisamente una vampata di fuoco gli tolse la visuale e fece andare in frantumi il parabrezza in pochi secondi, sterzò di lato a sinistra ma era troppo veloce.

Frenare fu inutile, l'auto si capovolse violentemente in pochi secondi. Quello che udì fu l'urto di altre automobili, poi, il silenzio…

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