I giorni senza nome


Un mese di silenzio. Un lungo silenzio su queste pagine. Vorrei dirvi che ne sono dispiaciuto e che ho molti buoni motivi ma non sarebbe vero. Non sono dispiaciuto. Amo queste pagine e sempre mi duole starne lontano eppure mi rendo conto di come, nonostante la considerassi una mia mancanza, il silenzio qui, voglia dire la capacità d'ascoltare l'eco dei miei pensieri, fuori. Voglia dire una maggior risonanza del reale nelle pieghe dei miei pensieri e del mio vissuto.
Questi che sono passati, di silenzio, sono giorni senza nome.
Giorni in cui nessun post è stato concepito, pensato o buttato giù. Giorni in cui non ho pensato di racchiudere o definire ciò che mi accadeva entro una sfera precisa, di limitarlo nominandolo. Non so dirvi, tuttavia, quanto davvero abbiate cominciato a mancarmi negli ultimi giorni. Ammetto però di aver avuto dei buoni motivi, forse pochi ma davvero buoni. Spero possiate capire e capire per qual ragione anche nei mesi a venire non troverete, mensilmente, moltissimi post.
L'ambiente, lo avrete notato, è rinnovato nei suoi tratti essenziali: molto più semplice, pulito, con maggiore accessibilità e visibilità per i vecchi post o per quelli più letti. Il cambiamento complessivo della pagina è in vista, anche, di un rinnovamento di temi. Certo, questo è un blog personale e tale rimarrà ma l'intenzione, sin da quando il gruppo "Itaca" è stato creato, era quella di espandere la cerchia dei lettori e di trattare temi leggermente meno introspettivi.
In alto troverete una mia scheda biografica (sotto la scheda "Ulisse") più esauriente di quella del profilo Google ed un'altra scheda con il famoso questionario di valutazione del blog. Controllerò i risultati del questionario ogni tre giorni a partire da oggi, pertanto vi invito a spendere, per dieci domande, giust'appena dieci minuti del vostro tempo. In tal modo potrete esprimervi sui rinnovamenti sin qui fatti e su cosa ancora c'è da fare: a voi la parola, insomma!
Troverete la scheda "Home" non più esistente: è stata infatti sostituita da quella denominata "La Reggia"; come pure son cambiati i nomi dell'archivio e delle etichette.
Comunque, venendo a noi. Sapete, in questi dieci giorni di chiusura ho riletto qualche vecchio post ricercando le parole adatte per meglio esprimere l'uragano interiore che dentro me trova porto. Ecco, son saltate fuori, da un post che ora non ricordo, queste parole: "Voglio far ardere la cenere. Assurdo.".
Le scrivevo, solo qualche mese fa, a proposito di un amore poco opportuno.
Forse vi sembrerà strano ma torno, ora, ad utilizzarle. Voglio far ardere la cenere. Frase enigmatica, come molte mie del resto. Voglio, tuttavia, spiegarne qui il senso. Ardere la cenere: è possibile? Ovviamente no. La cenere è qualcosa di già arso e che ormai è nulla più che polvere sottile e grigia. Al contempo, però, può anche indicare qualcosa di spento perché completamente consumato.
Eppure, se qualcosa non è mai arso, può allora chiamarsi giustamente "cenere"?
Non saprei dirvi: in quel momento mi sembrava la frase più sensata e logica da scrivere. Certo, è pur vero che, riferendomi alla "cenere", mi riferivo ad un sentimento soffocato e per questo, in un senso assai lato, arso.
Ebbene, lo ripeto: voglio far ardere la cenere.
Questa sorta di strano modo di vivere questa relazione come una stella ed un suo pianeta: a volte così vicino, altre così lontano, ma pur sempre orbitando, gravitando, attorno a lei.
Eppure, qualcuno, non molto tempo fa mi ha detto: "Ci sono cose nella vita, pagine che continuano a girarsi nonostante tu voglia davvero ignorarle o abbia rinunciato a leggerle." Ecco, miei amati, ci sono pagine che ritornano costantemente col fluire della vita e non so davvero come girarle definitivamente.
Miei amati, un post introduttivo con poche riflessioni personali in chiusura. Tornerò. Ho molto da dirvi.


Vostro, Claudio

p.s. Vi ricordo il questionario

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