La bestia (è) nel cuore


Come al solito o, per meglio dire, come ero solito fare sino a qualche anno fa (quando mi dedicavo a queste pagine con maggiore assiduità), ho ripreso a "mistificare" volontariamente i titoli: il titolo infatti, non intende richiamare in alcun modo né il romanzo né tantomeno l'omonimo film della Comencini. La bestia intesa è un'altra e, solo alla luce d'un senso che largo comprende, si può intendere quale sia guardando la copertina di questo post.
Voglio parlarvi ancora una volta di relazioni e di quella dinamica particolarissima e specificissima che è la dialettica amorosa fra un uomo ed una donna. Non però nelle sue linee più vaghe e generali ma in una determinata e ben definita: quell'atteggiamento, cioè, che altre volte ho definito da "crocerossina". Camminando sotto la pioggia, qualche giorno fa, stavo riflettendo sulla natura dei rapporti tra un uomo ed una donna, soprattutto al principiare d'una relazione quando ci si studia e si danza quel magnifico balletto che altrove ho già definito come "amoreggiare con leggerezza": una sorta di delicatissimo corteggiamento che richiama assai quello che i nostri amici pennuti, in modo ben più appariscente, praticano dall'inizio delle loro specie. Dismessi gli orpelli ed i giuramenti, che sempre caratterizzano l'inizio di queste liaison, lo studio passa su un piano un poco più profondo: quello delle intenzioni, delle volontà che si incontrano, della possibilità del cambiamento.
Ebbene, proprio a questo punto scatta quell'atteggiamento sopra definito da "crocerossina" da parte di alcune donne verso un determinato tipo di uomo: l'atteggiamento, cioè, di chi vuol tentare di salvare quell'uomo a tutti i costi. Salvarlo da se stesso, dal proprio passato, dalla prospettiva di una vita (probabilmente) distruttiva. Non mi interessa però discutere qui del modo in cui funzioni questa disposizione d'animo (nella mia esperienza, tutta femminile) e neppure di quale siano le intenzioni, mi preme invece approfondirne le cause.
Durante la sopra citata passeggiata serale, mentre riflettevo su quanto ho poc'anzi esposto cercando di ricordare ed approfondire idee qui fissate per non perdersi (nel senso che quelle stesse idee hanno deciso di fissarsi su queste pagine per non correre il rischio di smarrirsi fra le molte altre che neppure hanno un angolo stropicciato, su un pezzo di carta igienica, dedicato), il canto d'un usignolo mi ha fatto pensare: a cosa? Alla bestia che tutti abbiamo nel cuore; ed il pensiero, non so come, è ritornato alla sua origine andando a chiudere il cerchio d'un ragionamento in cui soltanto la causa di tanta femminea apprensione mi era ascosa.
Nella mia mente mi stava ora innanzi una perfetta circonferenza, di una beltà tanto tagliente e crudele quanto complicate erano state le fortuite circostanze che avevano portato a quella epifania. Ogni donna che s'appronta a cercare di cambiare un uomo, lo fa con lo stesso intento che muoveva il cuore di Belle: mutare la Bestia in uomo. Dimostrare, per quanto possibile, che dietro le sembianze (fisiche o comportamentali che siano) della Bestia c'è un uomo con un cuore. Non possono, proprio non possono e non riescono ad accettare l'unica grande verità: che non c'è Bestia che appaia davvero; perché bestiale non è ciò che possono vedere, non è animalesco ciò che cercano di mutare. L'animale sta in quello che cercano di portare fuori: la bestia sta nel cuore, nel cuore che cercano di far emergere. Certi uomini non cambiano e basta, a meno che non si voglia vedere ruggire la fiera assopita: bisogna, piuttosto, accettare il mostro che si conosce per non conoscere mai la Bestia che si nasconde. Se ho ragione? No, non lo credo. Non credo sia così che funzionino le cose o, perlomeno, non voglio crederlo: come uomo, come cristiano, come amante. Non posso crederlo. Però, con gli anni, ho imparato a dare credito alle intuizioni che mi vengono da quella voce nel cuore.


Claudio

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