Tre donne intorno al cor mi son venute


Questa notte ho sognato.
Nel mio letto giacevo supino, in un letto non mio però tanto era trasfigurato eppure mio,
in una stanza non mia tanto avvolta era da un soffuso e nebuloso chiarore epperò mia, circondato
da pareti che svanivano come fumo iridescente al solo toccarle: un luogo conosciuto e sconosciuto insieme, dovrei dire.
D'un tratto alle mie spalle, in questo confuso dormiveglia, giunge una donna dalla lunga veste discinta, un peplo di seta organzina, che mi cinge il capo e mi accarezza la fronte quasi come tentando di sedurmi. Le sue dita mi sfiorano la guancia la spalla, e sento che mentre mi tocca lascia cadere qualcosa di soffice e leggero sulla mia pelle e tutto attorno al mio capo, e ora le sue mani mi si allargano sul petto. Mentre la guardo, quasi immobile e respirando appena, presagisco il momento che si avvicina. Si appoggia al mio busto, e in un solo movimento fluido la vedo sopra di me.
Per quanto abbia gli occhi aperti, ho lo sguardo pieno e trasognato e non riesco a vederla in volto: non toglie neppure l'abito e mentre i miei pantaloni scendono, dimena le sue chiome quasi rosse e la corona, di due trecce in fiore, le cade a terra e si aggiunge a tutto ciò che ormai mi pare di non vedere più. Era tornita la sua coscia, il suo fianco pieno, il petto florido, il suo sesso...
Qualcosa di selvaggiamente bacchico pareva accadere ed una forza amorosa ed estatica legarci più dell'amplesso stesso: nella foga oscena, si alza da me per un attimo, e nascosta la mano sotto la veste me la porta poi alla bocca e mi segna le labbra col suo miele di rosa e di mirto. Mentre la vedo riappropriarsi delle mie nudità, sento un passo alle mie spalle: il rumore della pelle leggera che si alza ritmicamente dalla pietra ed una nuova donna è questa volta alla testa del mio letto. Rimango confuso nel mio delirio, davanti a tanta grazia che sovrabbonda. Ma lei non è qui per quello, no. Mi accarezza il petto, sotto la maglia, pur rimanendo eretta e fissando i miei occhi, per la prima volta dall'inizio del mio convito amoroso altrove, nei suoi cesii trovo una consolazione quasi obnubilante. Mi accarezza il capo, i capelli, e mi sussurra un profluvio di incomprensibili bellezze nelle orecchie e lascio che lo faccia perché, per la prima volta da molto tempo, riconosco un sapore di vaga felicità in quella consolazione distillata in parole. Per qualche secondo smette, solo per sciogliere le fibule sulle spalle, e mi velano gli occhi i suoi panni di percalli-opera finissima-e mi avvicina il suo seno che, avido, bacio e carezzo. Finché il mio bacio non diventa un bramoso succhiare, la mia nuova amante una perfetta nutrice che mi allatta col suo latte amarognolo, e gradevole quasi, per il miele che ancora ho sulle labbra. Allora, questa donna dalla bella voce mi prende le mani che ho avventate sulle sue mammelle e stringendole per i polsi le allarga. Solo a questo punto vedo la mia terza donna comparire in quella nebbia sempre meno opaca, brandire un lungo coltello levato dai suoi coturni, col quale mi squarcia dall'alto la maglia. Al vedere il coltello, ebbra di una indomabile frenesia, la prima delle mie donne aumenta forsennata il ritmo del nostro amplesso e nell'osservarlo mentre, senza dolore ma non senza sgomento, mi apre il petto raggiunge un orrido climax. Non reagisco e neppure lotto per farlo, ogni mio arto è stretto in un abbraccio, più o meno dolce. Mi cava il cuore, che non batte o pulsa già più, lo bacia insanguinato e, conficcandovi il coltello, lo immerge in un bacile d'acqua apparso dal nulla e me ne fa bere e così fanno loro e, senza lasciarmi soddisfazione alcuna, se ne vanno lasciandomi senza requie.
Ho fatto un sogno stanotte: tre donne mi sono venute, intorno al cuore.

Claudio


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