Eziologia delle gioie inaspettate

Il video del post è quello di Of Monsters and Men.


 Ti ho vista scomparire più volte e poi ricomparire inattesa altrettante. Questa volta, però, l'orizzonte del mio desiderio è ben lungi dalla desolante realtà: avrei voluto dirti cose differenti per ogni tua versione che speravo di rivedere ed invece ogni tua nuova apparizione diveniva per me un periodo ipotetico dell'irrealtà che realizzava ambedue le sue forme possibili, disegnando in ogni tempo vissuto la tua assenza.
Vorrei dirti, per esempio, che prima di te ho creduto di amare (e forse l'ho fatto davvero) ma che sei ancora e sempre sarai una tutt'altro che trascurabile parte della mia vita e che sempre nel mio cuore avrai un'ara dedicata.

Non faccio alcunché per cercarti perché temo quello che dovrei affrontare se ti trovassi ed allora preparo quiz e schemi per cercare di razionalizzare ed ottimizzare il tempo e le chance per incontrarti: in questa cerimonia preparatoria che si trascina ormai lungamente, c'è la mia giustificazione alle accuse che io stesso mi rivolgo quando mi rimiro con sguardo limpido e spietato. Trentasei domande, quarantacinque minuti, due poltrone, una stanza. Dieci per trovarti e trentasei per perderti: più che le domande sembrano i minuti che mi separano dalla prossima rottura, quella perenne del mio cuore già straziato. E che dovessi smettere di straziare il mio cuore già la tua prima iterazione non faceva altro che ripeterlo.

Se passeggio, se lavoro, se piango, se guido, se dormo o veglio ansante, realizzo di essere ancora adagiato sulla battigia coi piedi in acqua e la risacca che mi ributta addosso una barca che fatico a tenere a galla, attendendo la tua venuta, ed il cui fasciame potrebbe dissaldarsi da qui a poco.

C'è un futuro inaspettato che osavo solo sognare e che dimenticavo poi subito perché mi sembrava una felicità troppo grande da osare, un futuro che ora pare affievolirsi e spegnersi ed è tragico che sia l'unico tempo che mi sia rimasto da poter santificare con la tua reale presenza. Ma del tuo essere futuro ti ringrazio perché è quello che solo mi permette di dirti che tu sei la gioia che avevo smesso di sperare. Ora ti vedo: sì, ti vedo venirmi incontro.
Perché anch'io sto camminando.

Claudio



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