Fisica degli spiritelli


 Mi chiedo se l'amore, anziché essere un suono, possa invece essere considerato una particella simile alla luce: me lo domando perché, se così fosse, neppure il vuoto che mi sono creato nel cuore basterebbe a respingerla.
Anzi, se fosse luce si moltiplicherebbe. Se fosse luce disegnerebbe nel vuoto, come forse già fa, un'assenza. Se fosse luce, lo spazio fra me ed il futuro sarebbe inversamente proporzionale, ed ogni futuro ipotetico si sarebbe già compiuto ed io starei vivendo solo la realizzazione di quello.
Se fosse luce, sarebbe bellissimo.
Ho appellato per anni come "corda" il mio cuore, tenendomi stretto a quella radice latina che mi sembrava più propriamente adatta a significare funzione e forma di un organo che mi ha voluto, sebbene afasico, come suo diletto cantore.
Ora, ritengo solo di aver perso tempo: nella sua lungimirante perspicacia, e sebbene in uno dei suoi momenti di maggior dolore e ostinata contrazione, egli stesso mi aveva detto cosa è: un'ampolla, come di cristallo sì, per custodire e lasciar trasparire e traboccare tutto l'amore che è (ha) in sé.
È già così? Devo sforzarmi perché lo diventi? Devo tentare, come un provetto alchimista, di convertire il suono in luce?
Io non lo so. Anzi, una domanda persino più pregnante sembra a questo punto urgere: se fosse luce, di quale natura sarebbe? Ne avrebbe ereditato l'intrinseco dualismo oppure il suo mutar forma sarebbe un'illusione, solo un accidente che nulla avrebbe perciò a che fare con la sostanza ultima di cui è intessuto l'esistere?
La risposta potremmo, per una volta unica, azzardare trovarla nelle scienze che insistono tutte nella materia sola ed ha nome di "complementarità": perché solo sguardi distinti, occhi distinti e differenti volontà, sanno scorgere ciò che alle medesime lenti pare impossibile vedere con chiarezza. Nessuno saprà riguardarmi come il povero all'elemosina. Nessuno, come l'amico affezionato. E nessuno, ancora, come donna innamorata.


Claudio

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