Non per dirtelo, ma per fartelo sapere...


Ormai sono passati più di dieci giorni dal mio ultimo intervento e me ne rammarico tuttavia, questa volta, ho una buona scusa.
Questa è stata una settimana abbastanza pesante per me per via di cose che non vorrei stare qui a dirvi. Oh, non preoccupatevi, non si tratta dei miei cari "amici": ritengo sia solo molto stress che insieme a tanta nostalgia di casa e del mio mare stanno facendo il resto.
Ho il volto chiaramente stanco ed i lineamenti non propriamente distesi.
Comunque, mi pare d'aver fatta a Zippora quella che chiamerei una "promessa di gioia" e per questo motivo stare qui a rimuginare sulle mie sventure non credo sia appropriato.
Non sono passati molti post ma certamente è passato molto tempo da quando vi dissi di Elisa e di come scoprì tutto. Ebbene, miei amati, mi sono messo l'anima in pace. Almeno razionalmente in pace. Lei è felice mentre io, infelice, soffro per questo amore che è impossibile. Sì, basta dannarsi. Bisogna mettersi l'anima in pace ed io l'ho fatto.
L'anima certo, ed il raziocinio tutto, ma non il cuore che con le sue ragioni, proprio non vuol sentire le mie. Ho sentita Elisa qualche giorno fa per una sciocchezza, una chiamata assai breve e che non mi ha causato nessuna particolare palpitazione al cuore. Questo significa che non nutro più un amore distruttivo e senza regole bensì ragionato, del cuore.
Ecco, se dunque è divenuto questo un amore ragionato allora, finché ragione ne posseggo, credo sia utile soffocarlo per non soffocare nell'infelicità.
Comunque, subito dopo queste considerazioni, che hanno seguito la chiamata di Elisa, nel profondo della notte l'ho sognata.
Come venuta fuori da un baratro oscuro e serrato, come un'ombra silente, lei si è insinuata nei miei sogni e nel sonno mi ha versato, nella mente assopita, un miele tanto dolce da permettermi di assaporare l'estasi e la felicità. Subdola mente ingannatrice! Come poi mi è capitato in altri sogni, avevo autocoscienza di me stesso: percepivo cioè la mia esistenza separata dal mondo del sogno stesso, così come sappiamo di esistere e di essere altro da ciò che ci circonda. Ciò che ho sognato non posso dirvelo, mi sta troppo a cuore ed è troppo intimo (vi prego di non pensare a male) perché possa svelarlo. Ho sognato di essere felice, questo lo so. Perché seppure un'illusione della mia mente, so ancora riconoscere la felicità.
Quel sogno mi ha cullato ed accompagnato per tutta la giornata ed ancora continua a farlo. Ne sono lieto perché, nonostante tutto, mi impedisce di separarmi completamente da Elisa. Tralasciando quel sogno in particolare, sono diverse notti consecutivamente che continuo a sognare e, al mattino, riesco a ricordare in modo abbastanza nitido qualcuno di quei sogni. Assolutamente stra-ordinario. Assolutamente fuori da ciò che è ordinario e mi rallegra, molto.
Vi starete chiedendo, arrivati a questo punto, quale sia il significato del titolo di questo post. Ebbene, da qualche giorno a questa parte mi è entrato nuovamente nella memoria un uomo che ha significato molto per la mia famiglia e per tutta la mia comunità parrocchiale e, benché fossi piccolo, anche per me.
Quest'uomo ha lasciata nella mia mente un'immagine così limpida, così pulita, di aperta disponibilità e totale dedizione all'altro che ben si concilia con la nuda bellezza della mia terra incarnando non solo l'immagine del pastore ideale ma anche dell'uomo e del cittadino ideale.
Quell'espressione, dunque, da lui usata in una sua lettera, occorreva per mettere in risalto l'importanza di ciò che stava dicendo ed in questo modo, avvalendomi anch'io della medesima espressione, ribadire quanto queste parole ed il rapporto che ho con voi, miei amati, abbia importanza.
Come scrissi in un post di qualche mese fa, un rapporto non esclusivo ma certamente unico nel suo genere e nel modo peculiare di trasmissione di "conoscenza" reciproca.
Ecco dunque, con la nostalgia dei miei luoghi, tornare anche la nostalgia di persone che con la loro figura ed il loro carisma mi hanno fortemente influenzato, se non in modo diretto, quantomeno in modo indiretto.
Con l'influenza cioè che hanno esercitato su quelle persone intorno a me e che molto mi stanno care.
Molto sento la nostalgia del mio mare, di quella bella terra dove sbarcò Ulisse e giacette con Circe maga. Si dice ancora che, per il dolore dell'abbandono, Circe si sia addormentata in un sonno profondo che tutt'ora dura e che la forma del suo corpo sia riconoscibile nel profilo dell'omonimo promontorio. Mi manca la mia terra. Credo proprio che scenderò.
La nostalgia è più forte di qualunque altra cosa...


Claudio

Commenti

Post popolari in questo blog

Canto mongolo

Ozymandias, ovvero le vestigia della mia grandezza

Non conosco il tuo nome

Alla Donna passata

Ascolta, mio povero cuore

Parossistica di ogni sublime tristezza

Lettera alla donna che verrà

Lettera dal Mare