She's the one


Miei amati, quanto tempo, eh? Davvero, davvero vi chiedo di perdonarmi: gli ultimi esami della sessione estiva mi hanno assorbito completamente fino a dieci giorni fa e, l'ozio completo nel quale poi mi sono gettato, hanno fatto sì che per un periodo mettessi da parte questo modesto angolo di pensieri.
Inoltre, come ben sapete, la mia schiavitù verso la scrittura mi ha comunque tenuto impegnato. Da diversi anni, ormai, tentavo di scrivere il progetto che ha or ora preso forma nella mia mente. Inoltre, qualche altro progetto con più breve scadenza mi ha preso tutto. Non si allarmino perciò coloro che, leggendo il titolo, hanno pensato a forti emozioni o fiamme che improvvise hanno divorato il mio cuore: la "lei" di cui parlo è la scrittura. Anzi, come vi dissi qualche mese fa, è la Letteratura. Cosa ben diversa ma nella quale riesco pienamente a racchiudere anche la mia grande passione per la lettura.
Nessuna novità, forse...
Comunque, col tempo e con la distanza, dimenticare Elisa sembra si riveli sempre più facile. Sì, riconosco che il ricordo de "i fulgidi occhi della bella Elisa, della sua bella fronte alta e spaziosa, delle sue labbra rosso-porporine, del suo bel piedino, delle sue snelle e ben tornite gambe, delle sue cosce frementi con le loro mirabili forme", desti in me ancora un non so che. Come avrete capito mi son permesso una licenza poetica: le parole virgolettate erano tratte dal "Romeo e Giulietta" e pronunziate da Mercutio per richiamare Romeo che fuggiva nel giardino dei Capuleti per veder Giulietta (Atto II, scena I). Ovviamente, non è mai stato quello per Elisa.
Anzi, non è mai stato SOLO quello. Che dire? Homo sum! Il resto lo conoscete.
Comunque, tornando ai miei progetti di scrittura pseudo-autobiografici, come in genere sono sempre le opere prime (ed anche ultime) dei novelli scrittori, posso dire di star manipolando con abilità parte del mio vissuto e di star "affogando" di finzione romanzesca buona parte del futuro, prossimo e remoto.
Discostandomi sempre più dalla matrice autobiografica mentre procedo nel futuro.
Credo che questo progetto mi terrà impegnato per i prossimi due anni e che, in coincidenza con la laurea, o comunque poco più in là, vedrà certamente la luce.
Davvero vi chiedo di perdonarmi. Il periodo, non credo che quest'anno me ne siano mancati, è davvero intenso e stressante. All'incirca, lo avrete notato, è da novembre che la cosa procede in questo modo. Riconosco che in parte è colpa mia: scelte sbagliate, perlopiù di carattere affettivo. Ho perso di vista ciò che davvero conta e, soprattutto in questo periodo, fatico a rientrare completamente in carreggiata.
Vedete, se c'è un cosa che posso consegnarvi, un "insegnamento", nonostante la mia giovane età, è questo: non permettete che la paura paralizzi la vostra vita ed atrofizzi la vostra capacità di scegliere. La ponderazione è giusta, sempre.
Sempre la raccomando: non si può, infatti, scagliare un sasso e sperare che, caduto a terra, non provochi conseguenze. La prima conseguenza, ad esempio, scontata ma a cui pochi fanno caso, è che il sasso, nel lancio, fende e sposta l'aria. Lo so, la maniacalità di una ragionamento simile può apparentemente impedire ogni minima possibilità di scelta ma vi garantisco che, anche tenendo conto delle più piccole ed insignificanti variabili, si può scegliere in libertà e senza paura di sbagliare. So anche per certo che questa mia considerazione è giusta ed universalmente riconosciuta ma, fintanto che non la esperimenterete personalmente, fin quando cioè la coscienza della cosa non vi prenderà, allora non capirete mai profondamente la realtà e la potenza di simili, oneste, umili, parole.
Non vi parlo ex cathedra, non ne ho l'autorità né la competenza ma vi prego di credermi, sull'affetto che vi porto e che credo di aver fin qui dimostrato condividendo con voi ampi stralci della mia vita, che ciò che dico è vero.
Vedete, nonostante queste mie parole, non fatico a dirvi che ho paura. Ne ho sempre. Oh, probabilmente ciò è dovuto alla mia umanità (il che uccide il mio ego ed il mio senso di onnipotenza) ma credo sia anche dovuto al fatto che non si smette mai di aver paura. Spesso si ha paura anche di cose di cui abbiamo certezza. Sapete qual'è la soluzione? Non è smettere di aver paura ma affrontare la paura, con decisione.
Anzi, non la paura. Ma ciò verso cui nutriamo paura. La paura è sana, perché nelle scelte ci impone ponderazione e ci mantiene lucidi ma qualunque sostanza, anche la più benefica, se assunta in dosi sovrabbondanti diviene mortale. Così è anche la paura.
Non combattetela, affrontate ciò per cui la nutrite.
Questo non vi farà smettere di averne ma vi farà vivere. Bene.
Perciò anch'io vi confesso di aver paura, di scelte fatte che probabilmente mi premieranno a breve termine ma mi renderanno difficile sopportarle in futuro.
Ma adesso ne sono felice, tre volte felice. A buon intenditor...

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