Sull'Unione politica Europea: lettera aperta al Presidente della Repubblica


Alla cortese attenzione dell’Eccellenza Vostra, l’illustrissimo dottor Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana.

Venuta la mia persona a conoscenza del parere da Voi espresso circa il destino politico dell’Unione Europea che, nelle Vostre parole, vede come unico possibile orizzonte l’unione politica della suddetta entità; si è sentita in obbligo di dover, con urgenza, rispondere a tali parole.
Illustrissimo Presidente, questa Nazione, come molte altre, possiede proprie specificità culturali. Dove indichiamo con il termine “cultura” livelli complessi e stratificati strettamente interconnessi tra di loro.
Storia, politica, geografia, gastronomia, religione, tradizione, etc. Ognuno di questi elementi contribuisce a dare ad ogni regione italiana una tale varietà da poter fare effettivamente pensare che l’Italia sia uno stato federale pur non essendolo ufficialmente.
Negli ultimi settant’anni, sotto la spinta crescente del benessere e di un sistema economico fallace e deleterio, questo Paese si è sempre più aperto ad ogni tipo di influenza, sino a quando il multiculturalismo e la globalizzazione, da ombre che prima erano, sono divenute tristi realtà, uccidendo le peculiarità di questa Nazione in forza di un finto potere egualitario e col pretesto che tale eguaglianza non ci privasse delle nostre particolarità ma ci desse invece una spinta verso il progresso.
Non credo sia necessario spiegare come una tale teoria fosse menzognera sin dal principio e come, ancora, abbia condotto le coscienze dei cittadini a non sentirsi più italiani.
Ora un nuovo fantasma pende sul capo di questa Nazione ed è quello dell’unione politica europea.
Chi si illude che questa, come fu per gli Stati Uniti d’America, possa conciliare le diverse nature e le diverse esigenze di ogni Paese e di ogni Popolo, non vede come in realtà possa risultare un fattore maggiormente disgregante di un’unità tanto difficilmente costruita.
Non solo la geografia ma anche la storia, la politica, l’economia ed i bisogni di ogni Nazione e di ogni comunità particolare al suo interno, fanno presagire un certo fallimento di quest’impresa antistorica e priva di qualunque senso logico.
Ricca di riferimenti politico-economici, è vero, ma priva di ogni riferimento alla realtà.
E quando, illustre Presidente, una realtà politica è pensata solo dai governanti e dai politici (esperti del mestiere) e non tiene conto dei popoli investiti, per quanto futuristica, avveniristica, avanzata e “giusta”, possa essere, è destinata al fallimento.
E ciò che non tiene conto delle esigenze di un popolo non è mai “giusto” ma solo “corretto”.
Io, perciò, non Vi dico che rifiuto, bensì che CON FORZA ABORRO la sola idea che questa Nazione uccida il suo passato (perché di questo, volenti o nolenti, si sta parlando) per un futuro incerto!
E, da giovane qual sono, mi rifiuto di credere che per meri interessi economici questa classe politica (che non è specchio del dinamismo del pensiero politico giovanile) possa o voglia fare un simile affronto a questa Nazione!
Mi rifiuto di credere, che un’Unione vorrà mai sacrificare i suoi interessi, quando quel giorno verrà (ed è pur certo che verrà), per dovere di solidarietà nei confronti di uno dei suoi Stati.
Mi rifiuto di credere che la salvezza dell’Europa e del nostro illustre Paese stia in una soluzione così vacillante e mal progettata!
Mi rifiuto di credere, che gli italiani vorranno mai rinunciare ai poteri sovrani per affidarli ad uno Stato sovra-nazionale che ha smesso di nutrire rispetto per questa Nazione (non mi faccio certo illudere dal palcoscenico mediatico della nostra politica estera) molto tempo fa.
Posso pensare, altresì, ad un’Italia che riacquisti credito e merito in Europa: non in virtù dei riconoscimenti dell’Unione, quanto del credito che gli italiani vorranno dare al proprio Paese.
Al vile e triste progetto di asservire il Popolo, il suo potere e la sua sovranità, ad un utopico obiettivo, contrappongo invece la gloriosa e realistica riuscita del processo di unificazione che richiede solamente un impegno maggiore ma effettivo e che finora è venuto sempre a mancare.
Auspico, inoltre, che l’uomo Giorgio Napolitano sappia distinguere un parere personale dalle parole della Vostra illustrissima carica.
Per bocca del Presidente della repubblica, come Voi ben sapete essendolo, la Nazione italiana tutta, trova espressione di ogni suo più alto sentimento.
E pur tuttavia rimane esclusiva prerogativa del Popolo italiano pronunziarsi, che sia attraverso le urne o colla semplice espressione di un parere personale, circa una possibile visione dell’assetto politico nazionale differente da quello attuale; fermo restando che ogni cambiamento effettivo di quest’ultimo può e deve passare solamente ed esclusivamente dalle urne.
Omaggiando con rispetto ed umiltà la Vostra carica, riverenzialmente Vi saluto.

Claudio ********

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