L'Ombra


Con passo lento e deciso percorreva il lungo corridoio solitario, mentre le luci dei lampioni annacquavano il marmo a terra quasi camminasse sull'acqua. Il silenzio però gli consentiva di ascoltare il sommesso brusio che giungeva dal piano inferiore dove si affaccendava il personale rimasto, intento a preparare tutto per il mattino successivo prima di chiudere definitivamente.

Lui, avvolto nell'oscurità, da lontano non sarebbe parso che una sagoma indistinta, una silente ombra che camminava in un silenzio che non lo voleva e che con tutte le sue forze tentava di respingerlo e di staccarselo da dosso anche solo con un poco di quel gioco di luci. Stanco per la lunga giornata, anche se non lo avrebbe mai ammesso, si avviava verso le scale per scendere al piano inferiore. La sua cartellina nera voluminosa nella mano destra che pendeva da un lato, a mo' di contrappeso per bilanciarsi e uno zaino nero sulla spalla sinistra. L'instancabile Mauro Faina questa volta era davvero a pezzi, la giornata era stata pesante ed ora immaginava di dover guidare fino a casa; si stava chiedendo a chi diavolo fosse mai venuto in mente di mettere quell'orario assurdo, ma lo sapeva bene. Era inutile chiederselo: al Gran Capo non si fanno proteste. Con una finta solarità, che mal gli si addiceva in quel caso e forse persino in tutti gli altri, si diresse in Sala Professori per sbrigare le ultime pratiche e andarsene da "quel di Terracina" verso Latina, sicuro che la giornata seppure fosse tardi gli avrebbe riservato anche altro.

Il sacrificio costava, ma andava fatto- meditava fra sé. Salutò cordialmente il personale all'ingresso e fra le ombre della sera si diresse verso la sua auto nera.

A volte, questo non lo aveva mai negato, gli era venuto da mandare al diavolo scuola, docenti e studenti ma proprio non ci riusciva: il gran Solitario non poteva fare a meno degli altri, nonostante continuasse a ripetere ed a ripetersi che continuava ad insegnare perché era un lavoro che spesso e volentieri gli dava più soddisfazioni della sua amata informatica.

Era appena uscito dall'atrio che tutti scambiandosi un'espressione d'intesa si erano capiti al volo: quel sorriso che era solito indossare più volte, anche per mascherare la sua stanchezza o più spesso la sua vulnerabilità, mal gli stava soprattutto in questi giorni quando nascondere il mal contento era diventato davvero difficile. Ognuno tornò alle sue occupazioni, consci anche loro della propria stanchezza.

A qualche metro della macchina premette un pulsante e fece scattare l'allarme che vibrò con un suono secco nell'aria un solo secondo. Si accomodò sul sedile, mise in moto e partì: la serata prospettava altro, chissà che non gli riuscisse anche di svagarsi con i suoi amati wargames.

Voltò l'angolo e sparì dal piazzale silenzioso.


Ehi, prof. le piace questa sua descrizione molto "acqua e sapone"? Non ho alterato nulla, giuro ed in compenso il mio Mauro Faina credo rispecchi moltissimo l'originale. Ha visto, adesso ha anche un clone cartaceo?! Scherzi a parte: lei cammina davvero così.

Dopo questa proposizione di un Mauro Faina un po' diverso dall'originale e forse persino migliore, comincerò dicendovi che quasi ogni post da oggi inizierà con le avventure del tutto immaginarie del nostro super-Mauro che reinterpreterò cartaceamente nel modo da me ritenuto più adeguato. Ovviamente la redazione è aperta a commenti e suggerimenti. Non vi anticipo nulla ma ho già molte idee.


See you soon guys...

Commenti

  1. Beh, trovarsi citati in un blog such a way è veramente divertente. Sono curioso di sapere cosa ti inventi....però ci sei nella descrizione....by the way....puoi dire qualsiasi cosa, anche negativa, accetto tutto. Un abbraccio e questa scambio "epistolare" è assolutamente divertente!!!

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  2. la descrizione fits....alquanto fedele...

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