Crescere: vecchie riflessioni a pochi (e nuovi) passi da Siena


Miei amati quattro, lo avevo promesso e cerco di mantenere questa promessa: perciò, ad un giorno dall’ultimo post, eccomi nuovamente qui.
Quello che vi avevo promesso, nell’ultimo post su Siena, è che sarei tornato con delle riflessioni già fatte. Questa, in particolare, è quella più significativa: risale a pochi giorni al termine della scuola ed è tratta da una improvvisa e subitanea presa di coscienza. È una pagina del mio diario.
Solo qualche appunto: non ci sono formule come “caro diario” e simili.
Ogni riflessione, benché in terza persona (quasi scrivessi a qualcuno), è rivolta a me stesso.

§

Giorno… Il primo giorno di una nuova consapevolezza…

IV/ VI/ MMXI

Crescere (inevitabile)

Appena il professore se ne è andato si è rotto qualcosa.
Non so cosa, non so dirlo, non ho mai saputo. La mia simbiosi con qualcosa di profondo e che è cresciuta in me col tempo, è venuta meno.
Mi sembra di essere a brandelli, di star perdendo pezzi, di andare gradualmente in frantumi, giorno dopo giorno.
Mi sento così privato di me stesso.
Vado in pezzi. Perdo parti di me.
Non c’è cura, non c’è rimedio: si chiama crescere. Ed è inevitabile, inesorabile.
Questo è stato l’ultimo sabato scolastico del mio ultimo anno di Liceo.
La possibilità di vedere Celebrin come professore c’è solo il sabato, è per questo che so di aver perso qualcosa, perché questo giorno non ritornerà più. È il fluire della vita, è la volontà del Padre e per questo lo accetto.
Accetto di star definitivamente uscendo dal mio ultimo nido, dalle ultime spoglie e parvenze di sicurezza.
Lo accetto perché devo, perché significa crescere, perché significa aprirsi alla vita e devo.
Devo e lo devo.
Devo perché è inevitabile. Lo devo, perché lo devo a me stesso, alla mia intelligenza, a tutte le buone doti che ho e che saranno, o meglio che spero possano essere, doni per qualcuno nella mia vita.
Anche qualcuno non già presente…
E l’ultimo atto di questa vecchia vita sarà il partire, l’allontanarmi da casa e dalla famiglia, lasciare quello che è il mio vero nido: aprirmi alla nuova vita che nasce in me, al suo germe che è già nato e sta crescendo in me. Tuttavia questo, il partire, sarà anche il primo atto.
Il primo atto della mia vita, di una vita che scriverò solo io.
A presto, Claudio. A presto.

Tuo, l’ultimo Nemo

§

Come vedete miei cari quattro, la riflessione su Siena è implicita al testo. È questa una riflessione che abbraccia presente e passato e futuro.
La pubblico oggi, a pochi giorni dall’ormai certa iscrizione. Le motivazioni che mi spingono via, come già vi dissi, sono molteplici: il fatto di voler vedere il meno possibile questa città ed i suoi luoghi che mi ricordano, così fortemente, Silvia e ancora la volontà di evitare di vedere Silvia e ancora il voler fuggire dalla bassezza intellettuale di questa città e ancora il voler fuggire per poi tornare, avendo così la possibilità di definire i dettagli della mia personalità e finalmente affermarla e affermarmi sulla mia famiglia.
Con questo, oggi vi lascio ma tornerò a pubblicare domani.


Vostro, Claudio

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