Amabili provocazioni


Miei amati cari quattro lettori, non molto tempo fa vi dissi che avrei potuto scrivere qualunque cosa su queste pagine.
Oggi mi rendo conto di essere caduto nel vecchio problema de "il grano sussurra": purtroppo i miei post dovranno diventare, su alcuni argomenti, sempre più criptici a causa del fatto che alcuni fra voi se dapprima non conoscevano queste pagine ed in queste stesse divenivano oggetto di trattazione in modo più o meno esplicito, ora, venuti a conoscenza di questo modesto angolo di memoria costituiscono un ostacolo al mio parlar chiaro, insomma: "le parole tue sien conte" non potrà più essere applicato.
Oggi desidererei parlarvi del passato mercoledì sera: una piacevole serata consumata in compagnia di una piccola e modesta e ristretta cerchia di giovani del gruppo di A.C., che seguo in questa bella città.
Mentre il rapporto col mio Babbo (intendetemi) si fa sempre più complicato, credo di stare innamorandomi. Ecco che ci sono ricascato: m'ero ripromesso che i dardi speditimi da Amore li avrei scanzati e incoccata una freccia di piombo l'avrei rispedita al mittente. Purtroppo sembra non funzionare. Andiamo con ordine.
Mercoledì mentre mi recavo di corsa, per non essere come al solito in ritardo, al gruppo un dolce incontro m'ha fatto sobbalzare il cuore.
Un richiamo, soave, due parole. Non vi ho mai detto come, in che modo, mi innamoro: nulla di spontaneo. Decido di innamorarmi, impongo un amore al mio cuore ma non funziona sempre. Dopo averglielo imposto è il mio cuore a decidere. Come vi ho già scritto, ogni cuore ha il suo manuale di istruzioni: il mio funziona così. Generalmente accade tutto in un momento: se lei mi parla ed il cuore sussulta, allora è fatta. Sono fregato, perso.
Si dice che un uomo quando si innamori diventi un completo idiota, ebbene lo trovo estremamente vero. Divento uno sciocco e non riesco a parlare, a rispondere a dovere. I miei discorsi si fanno formali, divento di una gentilezza quasi melensa e non riesco a prendere al volo le dovute provocazioni che mi vengono fatte.
Se mi stia riferendo all'"amoreggiare con leggerezza"?
Sì, direi decisamente di sì. Uh, dimenticavo: e recito, recito, recito fiumi di poesie d'amore. Nei periodi in cui rinsavisco ho pietà di me, guardando a come sono stato. "Per gli occhi di una donna" è stata una folgorazione dovuta alla bellezza d'una donna "ch'a blonda testa e claro viso", ovvero bionda e con gli occhi verdi: nulla di serio. Questa volta è diverso: è come fu per Silvia. "Le parole, mio invalicabile scudo, con te non servono a nulla" scrissi a Silvia ne La Lettera Scarlatta che ho ritrovata e che pubblicherò a giorni. Sta accadendo lo stesso. Mi parla e spesso non rispondo, non so che rispondere perché mi piace sentirla parlare, perché mi ha "denudato del mio più grande vanto". Torniamo a noi, perdonatemi se seguo il flusso dei miei pensieri: togliendo persino la punteggiatura sarebbe una scrittura alla Joyce.
Due parole, un saluto che è richiesta d'attesa ed un malinteso che mi fa proseguire il cammino. Proseguo ma vengo fermato, perchè chi usa parole dolci domandando, in verità sta comandando al cuore.
Attesi perchè la sua presenza mi dava gioia, perchè condividere il cammino con lei sarebbe stata la felicità. Come se qualcuno, con la corda che fa scendere le persiane, avesse fatto scendere il Paradiso in Terra.
Il tragitto non è breve, anzi, eppure quando arrivammo mi sembrò così breve. Troppo breve. La meta era stato il tragitto, perchè condiviso e condiviso con lei.
La serata fu interessante: un colpo al mio ego abnorme, lo ammetto, ed una pesante rimessa in discussione del mio rapporto col Babbo: "Per gli occhi di una donna, forse, annegherei la tacita ostilità che insistente taglia il mio cuore. Rinunzierei agli onori e agli altari, al servizio che struggendomi amo e odio perchè mi vuole inchiodato, ma non a lei" cito me stesso.
Sebbene dedicate ad altra donna, non ho mai trovato più vere di ora queste righe. Perché voi intendeste qual è quella "tacita ostilità" e qual è "quel servizio".
Per altri problemi ho messo in cantina i miei progetti di servizio, di diventare completamente servo. Non per lei. Forse io stesso, col tempo, ho cominciato a dubitare. E adesso?
Lo credevo, credevo davvero di essere stato in grado di prendere una decisione definitiva ma il mio cuore, come al solito, ragiona per cavoli suoi. Ve lo dirò: gli innamoramenti forzati che mi impongo mi occorrono per scrivere, per trovare un'ispirazione ma non rappresentano nulla.
Questa volta è diverso. Penso a lei e sobbalzo, sospiro e mi chiedo come sia stato possibile ricaderci dopo che mi ero ripromesso che il cuore l'avrei controllato per evitare di fare quella stessa fine. Lo so bene, la mia Elisa (questo è il senhal che ho scelto per lei) non è come Silvia.
Diversa, amabile, perspicace, di una vivace intelligenza, profonda e poi la voce, oh! la sua voce: lei parla e nella mia testa le schiere angeliche cantano "Osanna in excelsis Deo!".
Torniamo a quella serata: dopo cena ci si avvicina al fuoco.
Io parlavo, chiacchieravo, recitavo ma non pensavo. I miei pensieri erano rivolti ad una sola persona, tutto il resto erano automatismi.
Spesso la fisso intensamente, quando sono certo che non possa vedermi benchè qualche volta ho motivo di credere di essere stato scoperto, per cercare di capire come sia stato possibile ma non me lo spiego.
La fisso per penetrare quel mistero che è la sua femminilità, quel mistero che rende così straordinaria ogni donna e lei in ispecial modo.
Quel modo di parlare, di guardare le persone, di osservare il mondo...
Il ritorno fu piacevole, non camminando ahimé, e forse troppo rapido in compagnia di lei, di due personaggi che in questa storia sono solo brevi comparse e di una comune amica da poco diventata dottoressa.
Sì, lo so: come poter definire una persona amica dopo così poco tempo?
Credo sia la qualità del tempo, non la quantità, a sancire se una relazione fra due persone sia un'amicizia o solo una conoscenza.
Comunque, la stagione di caccia per me si è riaperta: cerco quel piccoletto alato che si fa vedere solo il quattordici di questo mese.
Ecco, se mai lo vedeste, vi autorizzo a sparare perchè sono stanco che faccia del mio cuore ciò che vuole. Sono stanco delle sue amabili provocazioni.
Con questo, miei amati, oggi vi lascio. Perdonate la forma troppo intimistica e diaristica di questo post, avevo bisogno di "isfogar la mente". A domani.

Vostro, Claudio

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