Tu sì 'na cosa grande


 Miei amati cari quattro lettori, ho da darvi un annunzio che non riempirà di gioia nè voi, nè me. No, no, non preoccupatevi: non voglio annunciare la chiusura di Itaca. Voglio, piuttosto annunciarvi un arrivo, anzi, un ritorno. Ebbene, dopo due anni, sono ritornati i miei vecchi amici e non c'è bisogno, per chi mi segue già da "il grano sussurra", di specificare chi siano questi "amici". Per chi, invece, lettore nuovo, non avesse compreso ebbene sono spiacente d'annunciargli che non posso essere più esplicito di così.
Rischio, ma già lo scrissi due post fa, che le mie parole (se troppo chiare) possano causare spiacevoli incidenti dove voglio che non ne capitino, e non mi sto riferendo a questi colli ridenti.
Quello che non ricordavo di questi cari "amici" è la loro portata distruttiva a tutti i livelli: mi costringono a ridimensionarmi, mi costringono a non poter fare più affidamento solamente sulle mie forze, mi costringono nuovamente ad umiliarmi ricercando nuovi punti di appoggio qui.
Mi costringono, nuovamente, ad affidarmi abbattendo i soliti formalismi che pongo fra me e chi mi sta davanti.
Non tutto è però un pregio: la stanchezza, il restare in balia di chi è disposto a stendere una "man (...) pietosa" e l'umiliazione.
Oltre che, naturalmente, il dolore lancinante per la perdita di sè e di senno. Perdita a tutti i livelli. Il mio orgoglio si frantuma contro i muri della mia mente e della mia incapacità relazionale.
Quando i miei "amici" due anni fa mi lasciarono, lo fecero perchè trovai il coraggio di cambiare approccio verso le relazioni. Verso quella in particolare. Ebbene, oggi si ripropone lo stesso problema: nuovo innamoramento su cui si erige un enorme punto interrogativo e come fu allora, così anche oggi il mio cuore, il mio respiro, la mia mente, le mie mani, il mio corpo, la mia testa, le mie gambe, tutti sono partecipi della straordinarietà di questo evento che mi getta in un abisso di infinita dolcezza, vista la causa, e di ineguagliabile dolore, viste le conseguenze.
Un punto di appoggio, almeno, l'ho trovato in un'amicizia (consentitemelo) che posso definire di natura "spirituale" vista la qualità, la profondità e la condivisione di un'esperienza di fede.
A questa persona va il mio grazie e per le sue parole e per quello che farà. Iddio voglia che, tuttavia, non ce ne sia bisogno.
Brevemente vi dirò il perchè del titolo del post: ovviamente è una dedica silenziosa a colei che, con l'aiuto di quel piccolo mostro alato, è riuscita a farmi bruciare nuovamente il cuore.
Sì, la tua "purezza" mia Elisa è nota con nome di Terra che fu dedicata a colei che integro e senza macchia portò il tuo nome.
Colei che sola, dopo Tuccia, osò mostrare il setaccio.
Quando, per errore, mi guarda o mi capita di incontrare il suo sguardo
"me ne moro accussì, guardann' a te". Già, mi sembra di morire e ultimamente è una sensazione che appare sempre più vera.
E quanto vorrei che mi dicesse "ch'a me vuoi bene, comm'io, comm'io, comm'io voglio bene a te!"
Lo so, il post di oggi è più breve e parla di altro rispetto a ciò che prometteva ma, sapete, mi sentivo così. Comunque, un'ultima constatazione anzi, un parere personale: oserei dire che "Tu sì 'na cosa grande" probabilmente sia la miglior canzone d'amore mai scritta di tutti i tempi e poi, perdonatemi, ma il suo interprete originario, Domenico Modugno, la rendeva straordinariamente passionale con la sua voce, pur nell'assoluta castità delle parole.
Miei amati, con questo oggi vi lascio. Ah, un'ultima cosa: è probabile che domani (cioè oggi, vista l'ora) parta per rifocillarmi e fare un salto di alcuni giorni a casa. Prometto che quando tornerò pubblicherò nuovi post in breve tempo ma intanto vi lascio con questo e con quelli passati.
Soprattutto con quelli passati. Miei amati quattro, a presto.

Vostro, Claudio

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