Dici donna, dici dono
Vogliano perdonarmi i miei lettori ma questo post (ebbene
sì) è dedicato alle mie lettrici. Un post dedicato alle donne: perché?
Beh, miei amati, perché proprio non se ne può fare a meno.
Sono esseri provenienti da una dimensione totalmente altra, un meccanismo
complesso, imprevedibile e (sfortunatamente) senza manuale di istruzioni.
Forse, questa loro apparente complessità, è data dal fatto che sono umane. Non
esistono esseri umani semplici. Questa è una delle prime grandi verità. Eppure
arde in loro un fuoco sacro ma talmente sottile che può essere scorto, celato
nello scintillio dei loro occhi, solo nelle occasioni in cui ci aprono
consapevolmente parte del loro cuore.
Parte, perché nessuno lo apre mai del
tutto. Rimane sempre, anche nella persona più tersa e limpida, qualcosa
nell’ombra: è quella parte di sé o del proprio vissuto che si vuole rimanga
propria. Non per gelosia o vergogna, ma per semplice senso di appartenenza.
Qualcosa di sé, per sempre.
Ebbene, queste magnifiche vestali, cinte o meno dal manto
della pudicizia e della verginità, sacrificano la propria vita sull’altare
dell’amore, della famiglia e, sempre più spesso, del successo.
Ma sono magnifici olocausti: così spesso con l’aria
trasognata, innamorate dell’amore e della sua idea più compiuta, fiere alfieri
del romanticismo e di quella forza indomabile che è il Sacro Fuoco. Che arde di
generazione in generazione: una discendenza matrilineare che non tiene conto
delle generazioni in cui sono nati solo uomini e tantomeno dei vincoli di
sangue e parentela.
Se è vero, in questo senso, che Vestali si nasce, è
altrettanto vero che donne si diventa. Non c’è donna che sia nata tale ma solo
attraverso una strenua lotta con sé stessa ha affermato la propria identità: ed
è un grido di forza e violenza e liberazione. Perché costoro sono anche
intrepide amazzoni, non solo pudiche vergini. Difendono, come una casta, la
loro verginale appartenenza al proprio genere.
Dove questa verginità indica
simbolicamente l’esclusività della loro condizione privilegiata di esseri
meravigliosi, la cui essenza sfugge alle menti più acute.
Eppure, per loro
stessa concessione, anche a noi mortali è permesso di scrutare nel sancta sanctorum: violare
l’inviolabilità della loro sacrosantità e vedere ardere il fuoco eterno. E, ai
piedi del sempiterno braciere, scorgere la Vestale dormiente: la loro più segreta creatura.
Le se stesse più fragili. Questo privilegio, questa concessione, è fatta a chi
si pensa possa cogliere questo fuoco sacro. A chi, come Prometeo, trovi poi il
coraggio di rubarlo e farlo ardere nel proprio cuore.
Ed è questa magnifica apertura, questo aprire il seno e
mostrare il cuore pulsante, a renderle così meravigliosamente fragili. Fragili,
in questa timida apertura, ed onnipotenti nella scelta della persona per cui
scoprire il petto palpitante.
Mente a se stessa la donna che dice di non voler mai amare,
o di non voler amare più, o di non aver mai amato. La donna è fatta per l’amore
quanto un gabbiano per il cielo ed il mare. E nell’impalcatura della vita,
Iddio le ha costituite, spesso, in passato, pilastri fondamentali di ogni più
riuscita costruzione ma, come ogni pilastro, spesso troppo nascoste per essere
loro riconosciuto il merito di reggere una straordinaria costruzione. E quanto
ancora oggi è così!
Sì, è vero: spesso, tuttavia, siete in grado di far
disperare. Perché a questo mondo non ci sono abbastanza persone in grado di
rubare quel fuoco o condividerlo con voi. Non ce ne sono abbastanza in grado di
guardarvi negli occhi e vedere quella stupenda creatura dormiente. Per non
parlare del fatto che, a volte, anche la vostra forma inganna. Perché è vero,
siete donne, siete magnifiche, ma non in tutte voi arde quel fuoco. Questo fa
parte del triste destino dell’umanità.
La verità è che, in quanto essere umani, non tutte le donne
posseggono queste straordinarie qualità. Non esiste qualcosa di perfetto,
nemmeno nell’imperfezione.
E assai triste è il momento in cui, ingannati dalla
vostra forma, coloro che ricercavano quel fuoco e che erano in grado di
scorgerlo, non lo trovano e vedono scendere la tenebra più fitta nel proprio
cuore.
È la grande scommessa su cui molte persone sono disposte a
rischiare: cercare di scorgere la luce nell’abisso.
Vostro, Claudio
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