Dove si danno banchetti da restarci secchi! No proci, ninfe e perditempo!
Il passo a pochi passi dall'altare
Miei amati, sono a Fiumicino. In partenza per non posso dirvi dove. A segnare un importante traguardo ed un punto di inizio nella mia vita. Forse, quando torneró, saró piú chiaro. A presto.
Vostro, Claudio
Il treno non si muove. I paesaggi che fino a poco prima si sono susseguiti rincorrendosi, hanno ora lasciato il passo ad un pallido biancore: arranchiamo nella neve. Non posso allora non pensare, fissando questo tutto che si riduce ad un nulla monoespressivo, ma di una virginea bellezza, che questo è l'unico segno del cielo che non ci ha mai visti in uno dei nostri abbracci stretti . Ho sempre molto desiderato, fintantoché ancora sommavamo i nostri giorni insieme, ho desiderato che questo testimone del cielo ci vedesse così: noi, semplicemente . Uniti in uno di quegli abbracci in cui non si saprebbe dire il proprio estremo limite, tanto si è formati all'altrui forma. Avrei desiderato la neve ci cogliesse così: candidi anche noi . Pallidi, esanimi per la fatica, avvolti da quei sudari di dolcezza che erano, in quei momenti, le nostre lenzuola. Talvolta, solevo immaginarci più bianchi della neve stessa: quasi che la nebbia del mattino, entrando dall'ampia finestra, pot...
Ripensavo, non molti anni fa, in un momento nel quale la mia felicità mi pareva inafferabile per tanto vicina che fosse, ad attimi di più concreta beatitudine dove il tempo aveva acquistato un senso personale solo perché condiviso e condiviso nell'azione: è più di quanto uno come me, da sempre votato all'inazione, possa sperare anche oggi di vivere. Se non ci si lascia paralizzare dal timore di scendere più in profondità nella conoscenza e nel vivere quotidiano dell'altro, questo tipo di vita costituisce in verità il gustoso preludio alle più care trentanove parole . Ricordo, però, come in quei momenti di amorosa nostalgia tutti li miei penser non potessero che parlare d'amore ed anche quelle lenzuola lievi costituivano la succinta veste al nostro abito adamitico. Era il linguaggio parlato dalla pelle che leggeva nelle lenzuola dei "sudari di dolcezza" . Qualche giorno fa stavo piegando, solo, le lenzuola e mi è stato improvvisamente chiaro come un compito c...
Continuo ad osservare i mutamenti e gli stravolgimenti dell’universo e nelle sue sfere fisse ho ficcato i miei occhi tanto a fondo da non vedere ormai altro che intensa luce. Ho osservato le stolide meccaniche degli astri che avanzano in processioni irrituali e si fanno beffe della mia filosofia, scrutato il bagliore lontano delle lune nelle loro rotazioni, adempiuto alle computazioni dei movimenti delle sfere celesti, descritti i baluginii delle superfici di mondi lontani e mirati solo attraverso lenti che non erano mai le mie proprie. Ho vista la totalità estensiva della vita, così come potrebbe vedersi un’epifania capace di cogliere l’armonia di ogni cosa: l’ho permeata tanto a fondo da vedere il cuore stesso della vita e nella sua impressione, ho scorto il tuo nome. Sei ancora la radice di senso che rende possibili queste parole, il paradigma ultimo che le affranca dalla ripetizione monadica del quotidiano. Continuo a vivere nell’ombra della tua astrazione, guardando a quell’impo...
Alla cara amica Zippora , per l’affetto e l’obbligata devozione che le porto. Miei amati, ritorno a voi dopo qualche giorno dall’ultimo post e dagli auguri pasquali. Per chi di voi mi segue da “ il grano sussurra ”, avrà riconosciuto in questo titolo un omonimo di un precedente già presente nel vecchio blog. Ebbene, come per quel blog, anche qui questo post è dedicato ad una cara amica: diverse le circostanze ma simili le parole. Perché questo elogio? Come suggerisce lo stesso titolo, per giustizia. Perché sia adempiuta ogni giustizia. Un elogio è giusto quando meritato e non sono certo io a dire che questo mio lo sia: come recita il libro dei Proverbi, infatti: “Datele del frutto delle sue mani /e le sue stesse opere la lodino alle porte della città” (Pr 31, 31) Ebbene, le sue opere, le sue azioni parlano per lei. E l’azione di grazia che questa donna gentile ha mosso verso me, la rende oggetto di questa umile e bassa lode. Umile e bassa, perché le mie parole sono imp...
Che cosa accade quando uno ha fame? Semplice, si sfama per placare i dolori che questa gli provoca. Che cosa accade quando uno è sazio? Semplice, non ha più fame. Quanti di voi, cari quattro lettori, hanno realmente sperimentato la fame? Quanti di voi sanno cosa sia? Quel tarlo che, lentamente, da dentro ti divora la forze, te ne priva. Perchè quando il corpo non può mangiare null'altro, allora inizia a mangiare se stesso, inizia ad aggredire se stesso. Viola un principio che, nonostante tutto, rispetta: quello dell'autoconservazione. Naturale istinto di chiunque a conservare se stesso: il corpo è così. Si mangia per conservarsi: brutale ma veritiero. Voi, avete mai avuta davvero fame? Avete mai provato quella sensazione che vi avvolge, la consapevolezza di non avere cibo, nulla con cui sfamarsi o sfamare i propri figli? No, probabilmente no. Nè voi, nè io, sappiamo realmente cosa sia la fame. Perchè? Perchè quando, appena, lo stomaco ha preso a fare un poco di capricci, subit...
Pensavo agli abbracci . Da dove vengono gli abbracci? Chi li ha inventati? A cosa servono? E a che, chi li ha inventati, pensava servissero? E poi, l'ultima domanda, ricordate il vostro primo abbraccio? Le altre domande non mi occorrono, non ora, non oggi. Ma l'ultima, l'ultima mi illumina e raggiunge una consapevolezza piena: quella degli " abbracci significativi ". Nella vita, ognuno è stato abbracciato un numero considerevole di volte e, a sua volta, ha abbracciato un numero considerevole di volte. Si abbraccia una persona per tanti motivi: per dirle addio o per averla ritrovata; per esprimerle amore (in tutte le sue forme); per un riflesso incondizionato che, così spesso, ci porta a cingere improvvisamente una persona senza un motivo apparente. Si abbraccia per tanti e diversi motivi, insomma, eppure non posso fare a meno di domandarmi: quanti di questi abbracci sono veri? Quanti di questi abbracci sono veri nelle intenzioni? Quanti, cioè, sono stati d...
"E adesso, Draco, senza di te, che cosa faremo? A chi ci rivolgeremo?" "Alle stelle, Bowen. Alle stelle..." Quando ero bambino e si rientrava, verso mezzanotte o più tardi, da casa di amici o parenti che abitavano in campagna, io solevo distendermi sui sedili posteriori dell'auto. Mi stendevo e venivo coperto col cappotto di qualcuno. Ero abbastanza piccino da distendermi completamente senza, però, dover ritrarre le gambe come un bambino che giaccia, in attesa, nel ventre materno. Ricordo che, spesso, nel tragitto che dalle remote case di campagna ci riconduceva fino a casa, tragitto immerso nella tenebra profonda e nell'odore dei campi e dei fiori notturni, da sdraiato che ero volgevo lo sguardo verso lo spicchio di cielo che potevo vedere stagliarsi chiaro sopra di me. Chiaro ed infinitamente grande. Perdevo, allora, la mente a vagare in quegli infiniti spazi, disegnando forme imaginifiche con le dita e tracciati che un giorno avrei percorso....
Il principe De Curtis, al riguardo, aveva le idee ben chiare. Bè, non sapete quanto piacerebbe anche a me. La questione è lunga e so che voi, miei gentili "cari quattro lettori", che da precedenti esperienze mi accompagnate, mi presterete orecchio. Per carità, se poi oltre l'orecchio mi prestaste anche un po' di attenzione (ne ho taaanto bisogno), non sarebbe male. La nostra luuunga storia risale alle idi di marzo, no vabbè non c'entra niente; in verità era il 29 marzo 2009 e con un abilissimo colpo di mano, un certo Nemo Glauco, rovesciava gli equilibri del suo gruppo di AC lasciando tutti stupefatti per il suo improvviso quanto inaspettato abbandono. Era un brutto periodo, cercate di capirmi, a scuola accadevano cose sulle quali avrei preferito sorvolare ed inoltre la mia vita privata era letteralmente controllata dalle tre donne della mia vita (che, per intenderci, non sono Beatrice, la Madonna e Santa Lucia) ma le tre temibili Erinni. Mia nonna, mia madre, mia...
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