Amore e altri disastri


Ritengo sia giunto il momento di scrivere questo post. Anzi, di finire di scrivere questo post, iniziato qualche mese fa e, per vigliaccheria o per un ossessivo ed eccessivo senso di privacy, mai terminato. Il titolo che ho scelto non credo esprima appieno quello che sento ma scrivo e, scrivendo (ed avendo un pubblico), devo tenere conto di qualcosa di fondamentale che mi permette di non affondare: la tiratura. Ogni giornale ha la propria tiratura che adegua alle richieste del mercato, crescenti o meno. La mia tiratura, qui, sono le statistiche delle vostre visite e voi siete il mio pubblico ed il mio mercato, perciò, per attrarre maggiormente l'attenzione ho agito come un pubblicitario o un titolista: con qualcosa di accattivante.
Beh, miei amati (ed amate), posso assicurarvi che non rimarrete delusi.
Io ho combinato qualche disastro. Vedete, in molti casi si dice che alcuni giovani o alcuni adulti rimangano adolescenti per lungo tempo, se non a vita.
Oddio, quanto pesano queste parole...
La verità è che, personalmente, l'adolescenza l'ho saltata a piè pari: non posso dire di avere questo carattere e questi modi di agire da quando ho memoria, perché sarebbe completamente falso. Io ricordo, ricordo bene. Ho un ricordo molto nitido di alcuni miei giorni felici ed hanno il suono delle risa, della corsa, del vento, della mia voce limpida di bambino, hanno l'odore della terra, di molti abbracci stretti, di stagni in campagna, di capelli di bambina, hanno il sapore dell'anguria d'estate, del sangue che senti in bocca per un pungo preso, anche se per gioco.
Il mio ultimo ricordo felice risale a quando avevo nove anni.
Mi sono sforzato e mi sforzo di cercare di definire la felicità per adattarla a quello che vivo e, in questo modo, poter pensare (o forse convincermi) di essere felice. Non lo sono, non lo sono affatto. Il carattere che oggi ho, è lo stesso che avevo a dodici anni: ho saltato l'adolescenza a piè pari e sono diventato "questo" prima del tempo. Non è una cosa che ho scelto. I bambini non scelgono queste cose ma ho dovuto farla, ed inconsciamente l'ho fatta. Ma va bene così, davvero, va bene.
Cioè, no. Non va bene, non va bene affatto. Ma che dovrei fare? Urlare? Gridare?
Mi farebbe sentire forse più leggero ma l'ho già fatto: ho già urlato, ho già pianto. Eppure mi sento comunque così. E nulla è comunque cambiato.
Se c'è una cosa che mi son perso nel frattempo, quella è proprio l'amore.
So benissimo, sono certo di sapere amare: ma la grande confessione che, ora e qui, vi faccio è di non averlo mai imparato. Non ho mai imparato ad amare: su un volto di donna io non ho mai cercato la felicità, ma solo la serenità, la quiete, la pace. Quella pace che mi è mancata negli anni più burrascosi. E l'unica che ho creduto mi avesse mai amato, ho capito da poco che, non solo non mi ha mai realmente amato, ma davvero non l'ho mai amata nemmeno io. Oh! Ho dei magnifici ricordi e delle belle lettere, ma non erano amore. Lei, e davvero l'ho capito solo ora, non mi amava: aveva la "sindrome del missionario/crocerossina". Aveva creduto che la sua compassione per me, che io avevo scambiato per amore, fosse realmente amore ed un amore ricambiato. A distanza di quasi due anni dalla fine di quella storia, averlo capito adesso è un sollievo ed una frustrazione: un sollievo perché finalmente è un caso chiuso, una frustrazione perché, se l'avessi capito prima, forse le cose sarebbero potute andare diversamente.
Ma io nemmeno l'amavo realmente: sul suo volto, nelle sue carezze, sul suo corpo, non cercavo la felicità che cercano gli amanti, cercavo la pace del bambino che non c'era più. Cercavo la pace di tutti quegli anni persi a sapere di poter amare e a non averlo mai imparato.
Così, eccovi la mia grande confessione: non ho mai amato. Non so nemmeno cosa sia l'amore. Non l'ho mai imparato perché, da solo, non l'ho mai capito e perché, altri, non me l'hanno insegnato. E così, ad oggi, mi ritrovo ad amare, senza sapere cosa sia l'amore, e ad averne paura. Sì. Paura. Una paura folle dell'amore. E non è solo un modo di dire. Avete idea di che cosa voglia dire avere paura di ciò che si prova?
Non sto parlando di paura delle conseguenze, o della paura di restare feriti.
Sto parlando della paura del sentimento, anche quando questo rimane nel proprio cuore. Ho paura di quello che provo. Paura che un'altra "donna gentile" (semmai quella prima lo sia mai stata) si insinui in questo cuore, se non si è già insinuata, ed io debba ricominciare tutto daccapo. Debba reimparare ad amare, anzi, debba impararlo completamente. E se poi non fosse quella la mia strada?
La verità, una delle molte nella mia vita, è che il fatto di non saper amare, di non comprendere cosa sia l'amore, di non averlo realmente provato, mi impedisce, mi ha impedito, di fare qualunque tipo di scelta. Raramente mi pento delle mie scelte, una volta prese, ma questa sarebbe una di quelle definitive e, che dire?, devo ammettere che, oltre tutto quello che ho detto, mi spaventa.
Io lo so, sono certo, lo sento, che nessuna "donna gentile" si prodigherebbe mai per insegnare ad amarmi perché il rischio di chi insegna l'amore è quello, poi, di essere riamati. E nessuno si prodigherebbe per me perché è troppo tardi.
Ormai è troppo tardi. Oh, sono certo di essere amato in molti modi! Ne sono certo. Ma non in quell'unico che vorrei. Ma va bene così, davvero, va bene così.
Cioè, non va bene così. Affatto. Ma ormai è troppo tardi.


Claudio

Commenti

  1. Ho letto il tuo articolo (posso definirlo così?) tutto d'un fiato e sono scoppiata in lacrime dopo la prima metà. Mi sono ritrovata in molte cose che dici e rendermi conti di non essere mai stata adolescente mi ha sconvolta.
    Sono passata dall'essere bambina all' essere... Boh. Cosa sono?
    Sono molto matura per la mia età perché mi sono trovata a gestire situazioni molto pesanti che una diciassettenne non dovrebbe vivere, ho delle responsabilità che dovrebbero avere solo gli adulti e ciò mi fa sentire donna. Ma sono anche bambina, non ho il coraggio di esprimere ciò che provo e per quanto mi riguarda il sesso (che è ciò che differenzia una bambina da un'adolescente e da una donna) per me è un tabù. Ho paura di avere rapporti seri con le persone e per il fatto di non essere né una ragazza né un'adulta mi trovo sempre fuori luogo.

    Mi dispiace per essermi dilungata e se non pubblicherai il mio commento non mi offenderò :)

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