Polvere di vetro


Il mio cuore è in pezzi, in frantumi: lo hai distrutto. Provo a ricomporlo ma è troppo presto: due giorni, quarantott'ore appena, non sono i mesi, il lungo tempo, di cui avrò bisogno. Sto traendo le somme di quello che è stato.
Nove giorni fa ho perduta la persona con la quale ho vissuta la più intensa e felice e breve ed instabile relazione della mia vita; due giorni fa ho persa anche la mia più cara amica: per un qualche accanimento della Sorte, voi due coincidete.
Hai fatto l'unica cosa che ti avevo chiesto di non fare: ferirmi.
Perché non era il momento, perché stavo riprendendo ossigeno dopo questi anni terribili, perché dovevo ricomporre pezzi della mia vita, perché non mi sarei più rialzato. Ed adesso, adesso, mi muovo a tentoni fra le sabbie mobili: i resti di quello che è rimasto di questi due anni, della nostra amicizia e della breve (brevissima invero) relazione sentimentale (o così ho potuto per poco credere) avuta.
Non dimenticherò mai i tuoi occhi: quel verde straordinariamente intenso dell'iride; talmente sottile che, quando lì mi perdevo, mi pareva che l'anima rischiasse di sprofondare nel baratro vicino e intenso della pupilla.
Nei tuoi occhi, sono sempre stato in bilico, ho sempre vissuto la mia felicità intensa: dapprima nascostamente, per lungo tempo, poi alla luce della luna.
Nei tuoi occhi, trovavo motivo per ringraziare Dio ché, dopo lunga sofferenza, fra le mie braccia c'era infine la felicità.
Una felicità sottile, come avevo previsto sarebbe stata, ma non così poco duratura. Non dimenticherò mai i tuoi occhi perché, ne sono certo, non li rivedrò più così da vicino.
Non dimenticherò mai le tue labbra: una volta, quando ancora il mio sentimento ti era nascosto e mi preparavo a disvelartelo non senza dolore, dissi ad un caro amico "Scriverei un poema sulle sue labbra, se ne fossi in grado".
Se ne fossi stato in grado, lo avrei fatto davvero: avrei descritto il colore della carnagione, il modo in cui le fai schioccare, la dolcezza con cui sanno baciare o come, ancora, mordi il labbro inferiore con i denti quando qualcosa mette sul tuo volto il sorriso o, semplicemente, quando un'emozione (di qualunque genere) ti attraversa.
Anche le tue labbra non le dimenticherò, perché anche quelle non mi sarà concesso poterle nuovamente vedere da vicino, perché da quelle labbra non avrò più alcun bacio...
Non dimenticherò le braccia che mi hanno cinto e le mani che mi hanno accarezzato: le mani che hanno accarezzato l'amico, le braccia che hanno cinto l'amico. L'amico e quel poco più, per quel poco più, che sono stato...
Se tu avessi anche solo immaginato che guardandoti avevo trovato la pienezza...
Il mio cuore è in pezzi, in frantumi: lo hai distrutto. Mi hai spezzato il cuore. Suona così strano il dirlo, per la prima volta, dopo altri tradimenti, altre ferite, altri che se ne vanno...
Sei uscita dalla mia vita come un attore morente esce dalla scena di una tragedia: con grandi parole, uno sguardo pieno di incantevole rammarico ed un sipario che lascia poco spazio all'idea di un ritorno in scena.

Il mio cuore è sempre stato sottile, delicato, non muscolo ma scultura di vetro come non se ne fanno nemmeno a Murano. Più bello, se possibile, e non perché mio, ma perché cuore: perché organo cavo e trasparente, per contenere l'amore come filtro in un'ampolla e lasciarlo trasparire a chi dia un fugace sguardo al petto squarciato. Ogni volta che si ama, si squarcia il proprio petto per lasciarvi scrutare qualcuno: sul mio ci sono molte cicatrici molto vecchie, la tua invece ancora sanguina...
Ti ho lasciato guardare dentro il mio petto e, per questo, non ho pentimento; ma tu hai presa quella scultura delicata, l'hai svuotata del suo contenuto con tante parole confuse che stento a ricordare, e poi l'hai stretta forte fino a farne polvere.
Il mio cuore è polvere di vetro. Altri l'hanno visto in queste condizioni, molti hanno provato a ripararlo, molti anche l'hanno così ridotto.
Ma questa, questa volta, è una polvere sottile e leggera: i colori di cui il vetro era tinto, ne fanno ora un bianco intenso.
La polvere di vetro brilla al sole, la sua materia è ricca ma non è niente: non una scultura, non un'ampolla, non ha bellezza né utilità; ho una polvere sottile, brillante e preziosa fra le mani, ma non so cosa farne...
Il mio cuore è polvere di vetro. Altre volte è stato così. Altre volte ho pensato di poterlo riparare: cieco com'ero non vedevo che la sottigliezza di cui era fatto non era quella di piccoli pezzi, ma di sottili grani. Allora provai più volte ad incollarlo fino a quando non capii che, per rimetterlo insieme, avrei dovuto attendere che una fiamma lo scaldasse ancora. Tu forgiasti la mia sabbia, scaldasti il mio cuore, e dal suo calore tirasti fuori la scultura più bella che mi fosse stata data di vedere.

Tu, adesso, ne hai fatto nuovamente polvere...
Il mio cuore è polvere di vetro, ma questa volta sono preparato: so che, con una paziente attesa, un giorno qualcuno verrà e trarrà dalle mie mani quella sabbia sottile e mi darà un cuore nuovo.
Il mio cuore è polvere di vetro: aspetto solo qualcuno che lo scaldi...

Claudio

Commenti

Post popolari in questo blog

Canto mongolo

Ozymandias, ovvero le vestigia della mia grandezza

Non conosco il tuo nome

Alla Donna passata

Ascolta, mio povero cuore

Parossistica di ogni sublime tristezza

Lettera alla donna che verrà

Lettera dal Mare