Voce del verbo "amare"


Io afferro, tu afferri, egli afferra, noi afferriamo, voi afferrate, essi afferrano:
voce del verbo "afferrare", indicativo presente.
Io TI afferro, tu MI afferri, egli TI afferra, noi TI afferriamo, voi MI afferrate,
essi TI afferrano: voce del verbo "amare", modo: assolutamente indicato,
tempo: sempre e ovunque.
Afferrare è voce del verbo "amare", si protrae nel tempo e nello spazio, è l'unica cura per le anime che non sanno stare sole al mondo o che assai lo sono state.
Afferrare ha promessa e senso: dice che quando tu cadrai, ti farai male,
ti allontanerai, quella persona starà lì per te. Starà lì per te: ti prenderà per i capelli, ti stringerà forte, non ti lascerà scappare per la paura, perché tu sei tutto per lei e lei è tutto per te.
Afferrare ha promessa e senso: dice che ti comprenderà, che quando ti allontanerai senza spiegazioni aspetterà in silenzio, dice che ti curerà, ti darà un cuore nuovo,
ti capirà.
Afferrare non è mai riflessivo: non ci si afferra da soli, non si può.
Chi afferra se stesso abbraccia l'aria, tira ganci al vuoto come un pugile allo stremo. Afferrare non parla mai di due persone, anche in questo è poco riflessivo o lo è troppo: "afferrarsi" non sempre parla di due persone che si prendono; quasi mai. All'inizio si afferra l'altro in silenzio, poi si decide se dire all'altro che lo si è afferrato oppure l'altro, per il peso, capisce che qualcuno lo ha afferrato: sente il suo passo più leggero. Afferrare vuol dire capire: chi ti afferra ti capisce.
Ti capisce una volta e non ti lascia più.
Nella vita ci si innamora di molte persone, alcune le si amano ma poche si afferrano.
Io ti ho afferrata, eccome! Ti ho afferrata fino a quel venerdì: da quel giorno in poi,
ti sei negata.
Ti ho afferrata... Per te non posso dire lo stesso: non ti so leggere in cuore.
Forse non ho mai saputo.
Un giorno, una persona, me lo disse. Me lo disse come intermezzo tra molti baci, sussurrato, enfatico, ripetuto. Con la bocca vicina alla mia, il fiato corto,
gli occhi verdi fissi nei miei nocciola, occhi che guardavano aldilà dei miei occhi.
Se solo le avessi dato un altro bacio avrei potuto aspirarle quelle parole e, forse, prenderne anche il significato: afferrarlo.
"Non ti afferro... Non ti afferro..."
Due parole, semplici, ripetute. Quasi confidenza tra due amanti.

Parole che si perdevano da qualche parte, lontano, nei miei occhi, fra i colli alle mie spalle, parole frante che andavano a riempire lo spazio vuoto fra i punti delle stelle. Due parole, no, tre. Due parole...  con un NON davanti.
Non erano due parole, erano un enorme NON, e basta: ma come capirlo?
I baci di donna hanno la malia di una droga, se non hai l'antidoto del libertinaggio nel sangue un bacio di donna ti porta a sballare: che grandi fattucchiere sono le donne, che nascondono potenti incantesimi fra le labbra che ballano il flamenco sulla bocca dell'uomo onesto. Dalle labbra, la donna ti succhia l'anima e crea un filo diretto col cuore: se non hai l'antidoto libertino nel sangue, una donna che fa ballare il flamenco alle sue labbra ti ha già irretito.
Brave le donne, che con un bacio prendono un uomo onesto e ne fanno un uomo d'onore; bravi i libertini, che hanno capito la magia di quelle bocche e non cadranno mai in quell'incanto, non saranno mai uomini liberi.
La bocca di una donna insegna all'uomo che la parola "amore" non è da temere, la parola "amore" è sinonimo di libertà: lo hanno scritto nel loro antico vocabolario. Un bacio, così, è persino più spudorato di due corpi che si toccano.
"Non ti afferro... Non ti afferro...": mi dicesti col fiato corto, fra un bacio e l'altro, la bocca vicina alla mia. Me lo hai sussurrato guardando all'infinito, forse sapevi già dove sarebbero finite quelle due parole che non avevo potuto cogliere:
e adesso sai il perché.
Il NON è negazione. "Non ti afferro...": non ti prendo, forse non riesco a prenderti, forse non voglio. Forse non ti voglio così vicino, così vicino a me, forse mi spaventa quanto ti ho lasciato avvicinarmi. Così avevi infranta la promessa.
"Non ti afferro...": non ti capisco, non ti conosco, non so chi sei. Forse non voglio farlo, forse non voglio conoscerti davvero, forse non voglio e basta.
Col secondo, avevi distrutto il senso.
Afferrare ha promessa e senso, e forse tu questo lo sapevi già: io solo, l'ho capito oggi appena. Per questo, inconsapevolmente, lo ripetesti due volte:
il primo NON per infrangere la promessa, il secondo NON per togliere via il senso.
"Non ti afferro... Non ti afferro...": mi rimangono le tue parole, il tuo mistero più grande. La domanda mai posta ma insoluta. La risposta, unica, che sola vorrei pretenderti.

Claudio

Commenti

Post popolari in questo blog

Canto mongolo

Ozymandias, ovvero le vestigia della mia grandezza

Non conosco il tuo nome

Alla Donna passata

Ascolta, mio povero cuore

Parossistica di ogni sublime tristezza

Lettera alla donna che verrà

Lettera dal Mare