Veritas



Come si dice ad una persona che è la sostituta di un'altra?
La verità? Non si può. Non è socialmente corretto, non si fa, la si potrebbe offendere, ferire. Eppure, quanto sarebbe umanamente giusto!

Sapete, fino a prima di incontrare una persona, oggi, stavo prendendo in seria considerazione l'idea di abbandonarvi e prendere una pausa da queste pagine, fatta salva la pubblicazione di alcuni vecchi post, si intende. Eppure, eccomi.
Sto qui a dirvi la difficoltà di chi ammette di aver umanamente ingannato ed umanamente se ne è appena accorto.
Una verità meditata e solo ora afferrata.
Prendere e sostituire. Lo facciamo tutti, tutti i giorni.
Talvolta, è talmente automatico e scontato da non darci altro cruccio se non quello di dover trovare il rimpiazzo.
Alcune volte è uno stile di vita applicato a cose e persone.
Un modo, abbastanza evidente, di trattare le persone come cose e la propria vita come un mercato.
Ma tante, e tante, volte è la debolezza e la necessità d'affetto e d'amore che ci spinge a sostituire chi amavamo con un'altra persona e proiettare il vecchio rapporto su quello nuovo. Come a vedere negli occhi dell'altro, l'ombra appena della luce che si scorgeva negli occhi di chi amavamo. Amiamo.

E se un fremito, per un attimo, ci muove, capiamo essere la memoria fisica, mai cancellata, di quelle mani abituate a toccare, di quel desiderio abituato a leggere,
la santità e la bellezza. Nelle mani che si stringono, sulle labbra che si parlano.
La memoria fisica è difficile, la più difficile da cancellare rispetto ad altre.
È la memoria dei riti, delle abitudini.
Ci mostra, infine, che amare (il modo in cui mostriamo l'amore) è come allacciarsi le scarpe: semplice. Perché una semplice carezza ha la potenza della più grande dichiarazione nella tragedia meglio scritta.
La sola differenza è che, perdendo la memoria, nessuna dichiarazione ci verrà in soccorso. Ma le mani ricorderanno sempre il modo in cui amavano.
Amare è una cosa che si fa anche con il corpo, ed il sesso non c'entra affatto.

Sostituiamo senza colpa, nella nostra umanità. E l'unica che resta è questa: tacere, ed amare. Cominciare ad amare chi ci è stato accanto, per quello che è,
per chi è. Non per chi sostituisce o per l'ombra che le abbiamo cucito addosso. Dobbiamo amare, non come amavamo l'altra persona, ma diversamente: azzerare il conto e ripartire. Presentarsi e dire: "Ciao, forse finora non ci siamo conosciuti.
Sono Io e voglio conoscerti ed amarti per chi sei. Adesso tocca a me."


Claudio



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