Solo, poi



Ho pensato molto in questi giorni, dopo "Il pianeta e l'orbita", a cosa fosse più giusto dire o pubblicare per non lasciare in sospeso un discorso che, velatamente, percorreva tutto il precedente testo. Non sono, però, stato in grado di darmi risposta. Non sono stato in grado di riprendere le fila di un discorso tanto complesso che non saprei bene da che parte collocare e come, nella storia di queste pagine, ben si possa inserire. Diversi pensieri mi sono, allora, corsi alla mente: l'idea di scrivere di totalmente altro, l'idea di riprendere con qualche discorso più impegnato, l'idea di chiudere il blog (che mai mi abbandona).
Trovare, insomma, un modo per dare un senso a queste ciarle.
Ho cominciato a pensare all'intento iniziale con cui aprii il blog, quello di dimenticare Silvia e riprendere l'esperienza de "il grano sussurra...", e l'intento con cui cercai di ridargli una spinta non molti mesi fa: quello, cioè, di scrivere di altro. Come per molta parte della mia vita, però, mi sono accorto che una ed una sola ragione muove e spinge queste pagine: il mio cuore. Strano a dirsi, ed a credersi per molti di voi che mi conoscono, ma è lo stesso muscolo che sta a fondamento di ogni mia decisione, nella vita personale come in quella virtuale: una strana forma di coerenza, un triste tributo alla razionalità di cui il Padreterno ben mi ha provvisto. Il mio cuore ha deciso, sempre e costantemente, cosa dovessi scrivere, facendo di questo spazio un luogo di riflessione personale tanto intima da poter essere detto, non senza ragione, un diario più che un blog.
Nonostante questo, però, ancora molta parte del mio cuore non trova qui espressione.
Non vi sto annunciando la chiusura, intendiamoci bene, piuttosto si tratta di una ennesima presa di coscienza che, in questo caso, diviene una triste constatazione. Ragioniamo con meri e freddi numeri, come mai siamo soliti fare: quanti sono i post, nell'ultimo anno, di argomento strettamente personale o amoroso, pubblicati? E se provaste a tòrre via tutti quegli scritti, quanti ne rimarrebbero di argomento altro? La verità? Nessuno.
Ho miseramente fallito nel mio intento di dare nuova spinta e nuova freschezza a questo spazio sebbene, devo essere in questo onesto, le crescenti statistiche molto mi aggradano. Nessuna intenzione salda mi ha tratto, tuttavia, dal continuare ad esprimere profondamente quello che un muscolo che non posso controllare mi detta, quasi fossi alunno alla scuola del mio cuore.
Col tempo, però, il numero di ciò che ho scritto è andato diminuendo, in piena linea con quanto personalmente mi è accaduto.
Non ho potuto regolare questo flusso e mi sono reso, quindi, conto di come solo l'amore vero e sincero mi spingesse a scrivere. Amore, in tutte le sue declinazioni. Amore, ma per cosa? Per chi?
Se è vero, come fin qui ho cercato di spiegarvi, che è stato l'amore a spingere le mie parole ed a dare loro un senso ed una meta, allora è plausibile pensare, ora, che questo amore non sussista più. E che si trattasse solo di amore per una donna lo nego io stesso: certo, è quello che in maniera più evidente ha fondato molti miei scritti ed è quello che mi ha spinto verso limiti stilistici che non pensavo avrei mai toccato, per quanto bassi possano comunque essere. Ma l'Amore, quello vero, quello intenso, quello devastante, è sempre stato quello per Lei, la mia prima Donna, il mio primo Amore: Madonna Parola, Domina Letteratura.
Queste due Signore del mio cuore hanno, per lunghi anni, sorretto il mio animo tormentato ed è stata Madonna Parola a presentarmi a Domina Letteratura, colei che regge i miei spiritelli. Eppure, ora, Madonna Parola mi ha abbandonato ed il mio sentimento per lei è scemato. Me ne sono reso conto scrivendo: ho perso l'amore per le parole e, col tempo, le ho asservite e mi sono asservito al volto di una donna.
Quale che fosse in un certo periodo.
Scrivere per qualcuno, non più per se stessi o per amore di Colei che illuminò la mia mente. Triste, vero? Assai, assai. E molto mi duole.
Perdonate se quello che in questi giorni vado scrivendo perde di luminosità, certe cose richiedono una pur minima coerenza che qui, e mi addolora, non mi richiede alcuno sforzo.

Claudio



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