Pragmatica del cuore

sergio endrigo canzone per te

"È stato tanto grande e ormai non sa morire
Per questo canto e canto te
La solitudine che tu mi hai regalato
Io la coltivo come un fiore"

C'è una disciplina che, arrivati ad una certa età, si comincia più o meno tutti a praticare: è una questione di necessità e di virtù, dove l'una e l'altra le si esercitano per il bene proprio e, inconsapevolmente, del mondo intero. Si chiama "pragmatica del cuore", ed è l'arte di applicare la realpolitik al confine delicato e sempre sfumato fra l'intimità e la privatezza. È l'arte, signori miei, del sano realismo dei sentimenti, dove l'ago della bilancia è il raggiungimento ed il mantenimento della stabilità delle passioni e degli affetti ma è anche l'arte del riconoscersi grati: grati a Dio per tutte le persone che son passate nella propria vita e che si sono amate, grati per tutte le persone che hanno deciso di rimanere e che si amano e che ci amano di rimando per quell'amore che esige di essere riamato a sua volta, grati lucidamente e semplicemente grati. Perché arrivano momenti in cui con gli affetti del passato non soltanto si chiude ma si giunge a rimirarli con uno sguardo fermo e limpido, con lenti non più offuscate e quel vecchio ostinato miocardio che batte ormai con la lentezza del bastone di un ottuagenario.
Non c'è alcunché di male nell'ammettere che si è amato (magari più di una volta!) e che per quell'amore dato e ricevuto non si sa provare altro che intenso affetto e smodata gratitudine. Me ne lamentavo in passato, lo gridavo con dolore che forse ad un amore così non avrei avuto più diritto e che, da vedovo dell'amore quale mi consideravo, mi sarei dovuto ritirare: più che ripiegarmi nella mia intimità, mi sono rattrappito nella mia anaffettiva cecità. Perché di tutto il bene che avevo intorno, desideravo solo quello che più profondamente ritenevo mi corrispondesse: fortunatamente, ero solo giovane!
A quell'ardore, che parla sempre a sè solo e si duole di ogni viso di donna perduto, io dico: "Ti voglio bene!" perché tu sei l'intensità per la quale io ora godo questa pace.
Perché la serena e pacata fermezza di questi momenti e la consapevolezza di quale amore io sia capace e di quanto poi io sia oggetto, sono la risultante di ogni pagina piombata e di tutte le loro rispettive e sottaciute lacrime.
È stato tanto grande ormai e non sa morire, non più.

Claudio



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