Se Elisa...


Se Elisa non sapesse, la mia sarebbe gioia.
Miei amati cari quattro lettori (vecchi e nuovi), questo cuore non è ancora pronto a dimenticarla. L'ho rivista ed il cuore ha palpitato, sussultato, si è elevato, tornando a rivedere nuovamente il cielo per poi risprofondare.
Con lei era Zippora.
Suppongo che, amiche, non vedendosi da molto tempo, si fossero riviste per parlare. Pure supposizioni le mie. Come pure potrebbe darsi che casualmente si siano incontrate. Non importa il modo o il motivo.
Importa che fossero lì. Questa è una giornata particolare, una domenica particolare, come molte a questa parte del resto.
Ogni domenica, uscendo dalla messa serale, ho l'animo rivoltato.
L'animo in rivolta, che combatte ed è diviso. E diviso ben sapete, miei amati, da cosa.
Dovete perdonare il tono ancora intimistico di queste pagine ma, almeno per il momento, continueranno ad essere tali visti i recenti e prossimi accadimenti.
Zippora mi si fa vicino per salutarmi e chiedermi del mio stato d'animo visibile, chiaro a chiunque sappia leggere questo volto, sin da lontano.
Si sporge, la bella chioma bionda corta e raccolta.
Mi colpisce la luce che si riflette sull'orecchino ma sono frastornato e preso dal forte vento che mi sconquassa l'anima. Non sento molto delle successive parole sino a "Stai bene? Sei sicuro?". Con tono non molto convinto rispondo un "Sì" e poco altro. La conversazione non si protrae per molto perché ecco, come uscita da un sogno, appare Elisa.
Visione, premonizione in un sogno inquieto che arriva poco prima dell'alba. Ripetermi, sempre mi duole, ma eccola: lei, bella come il primo sole, rivolgermi un timido saluto, guardare Zippora ed andare oltre insieme.
Il mio sguardo si illumina e si incupisce d'improvviso. Il cuore balza, sussulta, i polmoni si espandono e la gabbia toracica esplode.
Esplode di gioia. Non so perché: la mia salda decisione di cercare di dimenticare Elisa sembra non funzionare. Eppure, perché? Non credo di provare più alcunché per lei. Non sentimenti veri almeno. Allora, perché?
Lo ignoro miei amati, lo ignoro.
E nella mia ignoranza continuo a patire questa pena senza fine che, almeno credo, mi sottrae da un terribile dubbio che si era presentato in questi giorni emotivamente troppo carichi.
Era passato diverso tempo da quando non la vedevo: in questi mesi l'ho molto cercata ma senza mai recarmi dove certo di trovarla. Quasi avessi voluto fosse un incontro casuale. Avevo dimenticato cosa volesse dire rivederla. Ed ora, averla rivista nuovamente con la certezza che lei sa, mi dilania l'anima. Sapevo sarebbe stato impossibile, ecco perché il silenzio: perché è sempre adatto agli amori destinati a vivere solo di quelle speranze impossibili e tanto sottili che si spezzano col solo crederci, col solo sperare.
Non chiedo molto e, se questa supplica verrà ascoltata, prego il Signore Nostro che domina in trono Cieli e Terra ch'io possa dimenticarla.
Che io possa passare oltre in amicizia.
Vostro, Claudio

Commenti

  1. Caro Claudio,
    non credo tu possa ricordarmi, non è passato molto dal nostro incontro, tre anni forse, ma non parlammo abbastanza e per tale motivo non confido nella tua memoria, non perché tu non ne abbia, non fraintendermi, ma perché condividemmo veramente poco. Fu al campo-scuola con l'Azione Cattolica, lasciasti il posto presto e ci perdemmo così di vista, per sempre? Questo non possiamo di certo saperlo, mai porre limiti alla Provvidenza. Ti scrivo perché vissi anche io tempo fa una situazione simile alla tua. Quanto soffrii.
    A differenza tua non avevo amici, sono sempre stata una tipa alquanto riservata e chiusa, quando ero piccola venivo spesso presa in giro dai miei coetanei per i chili di troppo che mi portavo appresso, mi emarginavano. Ed ora, che sono riuscita a dimagrire grazie alla mia forza di volontà, faccio fatica ad integrarmi proprio perché abituata dal mondo a restare in disparte.
    Quanto soffrii.
    Ebbene, c'era un ragazzo di cui io ero innamorata, credo... Lo conobbi all'età di sei anni (piccola, eh?), lui era poco più grande di me. D'estate: stagione da me più odiata perché d'estate ci si scopre ed io non ero un belvedere. Eravamo vicini di ombrellone ed ogni estate per sette anni consecutivi ci incontravamo. Ogni anno mi piaceva di più, il mio cuore scalpitava al solo pensiero di lui. Impazzivo. Non rispondevo più del mio corpo, facevo cose che l'attimo dopo averle fatte già non le ricordavo più. Il mio era un amore platonico, di parlare con lui non c'era verso, non ci riuscivo quindi mi limitavo a guardarlo. Dubito che non mi abbia presa per una stalker (se così si scrive) o qualcosa di simile. Ne ero ossessionata. Non riuscii mai a parlarci ed è dal 2007 che non ci sentiamo. Non commettere il mio stesso errore, chissà cosa sarebbe successo se fossi stata meno timida... Io odio i dubbi, sono i miei peggior nemici! Mai portarseli dietro! Non ti sto consigliando di agire d'impulso o affrettatamente, giammai! Sarebbe la cosa meno opportuna, di certo! Ma fatti avanti, provaci... Io non so molto, cerco di interpretare quello che scrivi ma non trapelerà mai tutto quello che senti e che ti accade intorno da ciò che leggo. Ma provaci, logorarti tra i pensieri e tra i dubbi porta solo all'autodistruzione dei sentimenti. Credimi.
    Un abbraccio sincero,
    Maria Grazia.

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