Ripensando ai tuoi occhi...


Ieri, per qualche attimo solo, mi sono concesso di pensarti ancora in quel modo: con quella dolcezza infinita e quello sguardo tenero che solevo portarti quando si stava assieme. Non c'è, mi affretto a precisarlo, alcun ritorno di fiamma.
C'è una cosa che m'ha riportato a quei giorni, una sciocchezza: solo qualche nota che allora, come ora, mi riporta alla mente cose grandi e fa grande il cuore.
Diversi mesi addietro, lo ricordo, dissi che fra me e te non c'era mai stato alcunché, che non ci si era mai davvero amati.
Tu, col tuo atteggiamento da crocerossina ed io, con...
...a ben guardare non ho scritto chiaramente di non aver provato niente per te, forse non trovavo motivazioni serie: beh,è perfettamente in linea con quanto sto per dire.
T'ho amata, e molto, ed anche tu m'hai amato.
Qualche mese dopo quel post, ho avuto modo di incontrare una nostra comune amica. Pensavo, ne ero cero, di aver chiuso con te con quelle poche righe, d'essermi gettato alle spalle anche il tuo fantasma.
Adesso sono costretto a renderti giustizia ed a dire, infine, il vero.
Anche a me stesso.
Qualche mese dopo, una nostra comune amica, mi diede modo di pensare a quanto avevo considerato per chiudere con te definitivamente. Mi disse che sapeva, ne era certa, che m'avevi amato. Non le credevo ma riflettei ugualmente.
La mente corse allora ai ricordi di quei giorni e, quando la mente corre al ricordo di giorni passati, la mano sfiora la delicata pelle del mio diario. Lo accarezza come se, per aprirlo, bisognasse rivolgergli un atto di delicata devozione. Le mie mani sono deferenti: aprono la prima pagina quasi fosse un pesante volume, finemente miniato. Guardo i titoli dei giorni "e il viso e il cuore, porta(n) tutto in cielo": torno a ripensare alla prima volta. Quando capii. Quando capii d'essermi innamorato di te.
Credo quella sia stata la prima volta in cui, consapevolmente, mi lasciassi (lasciassi a me stesso) amare qualcuno.

Tutto improvvisamente è chiaro, lucido: la luce illumina quella scena chiusa e traversa la mia consapevolezza. Per lungo tempo mi ero chiesto, a puro scopo speculativo, quando mi fossi innamorato di te.
Strana è la memoria: è stata una canzone a ricordarmelo.
La chiesina era piccola ma eravamo tutti lì: così giovani loro, così vecchio io, così bella tu! Così pieni di magnifiche illusioni! Disilluse già, le mie...

Pasquale recitava il vespro, a chiusura di giornata, e dal rosone bianco, insignificante, il sole colpisce le panche più avanti. Marta si copre il volto: tocca a lei, alla chitarra. Partono le note: la canzone è semplice e tutti, come sempre, la cantano. Non ho mai capito perché ma è sempre stata la mia preferita.
Credo che sognassi di amare qualcuno a quel modo. In un certo senso era anche una promessa: la promessa a te che, se mai ti avessi lasciata amarmi, t'avrei amato a quel modo. Non avrei mai desiderato altro.
Si attacca col ritornello: è un gran coro. Un coro a cui s'unisce pure la mia voce, per la prima volta. Tu, semplicemente, ti giri e mi guardi.

Il cuore, in quel momento, si espande e, da allora, non è mai più tornato come prima. Devo ringraziarti: mi hai permesso di poter amare. In quel momento, guardando quei tuoi occhi neri, mi innamorai di te. In quel preciso istante.
Ci sono persone convinte che, alla base di tutto, ci siano processi lentissimi che portano a cambiamenti o prese di coscienza.
Alle spalle ne avevamo di tentativi, è vero, ma è stato solo in quel preciso istante.
Epifania! Rivelazione! Esistono attimi, ne sono sempre stato convinto, in cui tutto quello che prima c'è stato si condensa e aumenta intensità e forza.
Ci sono momenti, come la vita fosse un teatro, in cui tutto cambia improvvisamente (almeno di un improvviso apparente).


§

Ieri mi concedevo a quelle famigerate note: il cuore si è espanso ancora ma questa volta, subito dopo, è tornato al suo posto. Devo ringraziarti ancora perché, pensando ai tuoi occhi, nuovamente, ho avuto la forza di mettere su questa carta la realtà: che ero già passato oltre, nel momento stesso in cui tra noi finì.
Ed il tuo fantasma, era quello di me stesso.


Claudio



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