La terra dei liberi, la patria dei coraggiosi


C'è qualcosa di evocativo nella festività de "Indipendence Day". Non sono uno storico, mai stato, e la pretesa di questo post non è il riflettere sulla grandezza degli Stati Uniti d'America, quanto sulla grandezza dello Spirito di questa Nazione.
Vi dichiaro, miei amati, una sorta di strano amore verso questo Paese.
Nonostante gli Stati Uniti siano la patria del capitalismo più sfrenato, della corruzione e depravazione di ogni genere (almeno ne sono stati gli iniziatori, ora l'Europa sembra seguire questa triste sorte a ruota), nonostante siano un crogiuolo dei mali di questo nostro tempo o, quantomeno, una loro mirabolante lente di ingrandimento, nonostante questo -dicevo- ho ragione di credere che la Forza di questa Nazione, e la loro capacità di definirsi tali, siano da imputarsi allo Spirito Romantico che la anima.

Propriamente, come saprete, il Romanticismo è terminato nell'Ottocento, eppure trovo che negli Stati Uniti non solo non sia iniziato nell'Ottocento ma che, almeno, ha avuto un ritardo di cent'anni e, dal momento del suo divampare, questo Spirito non si sia più estinto.
Trovo ammirevole il modo in cui la Nazione (uno dei pochi Paesi in grado di potersi definire tale, certamente assai più dell'Italia) trovi la forza di unirsi, di compattarsi, di trovare un pensiero comune ed uno spirito più alto che si incarna propriamente nella figura del Presidente.
Sebbene molte costituzioni, come pure la nostra, insistano sull'importanza della figura del Presidente come garante dell'Unità Nazionale e simbolo di probità, equità e giustizia, come uomo di virtus, per intenderci, è solo in questa Nazione che questo ideale trova pienezza.
Certo, bisogna ammetterlo, come gli antichi regni si stringevano attorno al condottiero più valoroso nell'ora del periglio, è assai facile ritenere che molta parte di questo Spirito sia creata artificiosamente: attentati creati ad hoc per scopi più o meno leciti, per rinsaldare lo Spirito Nazionale o giustificare una guerra.
Non ho mai dato ascolto alle teorie dei complottisti, ben lo sapete, eppure quando un popolo si sente minacciato, sempre tende a stringersi attorno ad una figura che possa guidarlo.
Questo, tuttavia, non sminuisce la portata del mio interesse per il loro Spirito Nazionale perché, sebbene le avversità che lo nutrono siano in qualche parte mistificate e frutto dell'attento lavoro dei servizi segreti, la fiamma che arde nel petto di ogni cittadino, la loro capacità di indignarsi, è reale e non può essere comprata.

La storia dei tragici fatti di sangue che hanno macchiato l'Italia nei decenni passati, e l'ombra di questi, si stende fino a noi, non lasciandoci altro, però, che amarezza e recriminazioni e odio e divisione.
Siamo un popolo talmente diviso da non essere in grado di unire l'animo ed il cuore neppure nell'ora dell'avversità: triste sorte abbiamo avuta, più triste ancora ci attende.
Ripensavo agli ultimi attentati negli Stati Uniti, primo fra tutti quello di Boston, e non posso fare a meno di notare come, anche in questa occasione, lo Spirito di questo Paese si sia saldato attorno al lutto delle vittime.

Complottisti o meno, costoro hanno sentito questo attentato come una ferita nel loro animo: ferita che aveva macchiata di sangue la terra.
Il rosso del terrore sulla terra che sentono propria.
Non potremo mai dire altrettanto: non dico questo per denigrare lo Spirito italico, dico ciò perché so esserlo il vero.
Quel colpo lo hanno sentito nelle viscere e quella ferita sulla pelle.

Dopodiché, in tono forse falso, si sono raccolti a pregare Dio.
Forse, è vero, il senso di Dio è stato completamente stravolto e Lui è stato relegato ai margini della società, come un orpello nei discorsi politici o nei processi.
Tuttavia, con forza lo sostengo, il loro Spirito è ineguagliabile e se sia, o meno, Dio a dargliene la forza, questo non so dirvi.
Non resta, a noi, che sperare che un tale vento di libertà ed un tale spirito d'unità soffino anche sulla terra che, prima, diede natali ad uomini liberi.

Claudio



Commenti

Post popolari in questo blog

Canto mongolo

Ozymandias, ovvero le vestigia della mia grandezza

Non conosco il tuo nome

Alla Donna passata

Ascolta, mio povero cuore

Parossistica di ogni sublime tristezza

Lettera alla donna che verrà

Lettera dal Mare