Lettera alla classe


 Miei amati cari quattro lettori, quest'oggi, come da mio progetto, ho consegnato a tutte le ragazze della mia classe ovvero a tutta la classe, una lettera, uguale per tutte, scritta da me per ricordare questi anni particolari vissuti insieme.
Questi anni straordinari.
Insomma, la lettera sembra essere piaciuta ed è stata causa anche di qualche fugace lacrima.
Comunque, complice l'arrivo improvviso del teacher Faina i toni si sono andati rapidamente smorzando: è stato un arrivo proverbiale quello di Faina, ha interrotto la lezione di Di Costanzo che conoscendo la fama del teacher lo ha lasciato fare benchè fosse evidentemente seccato da quella interruzione. Già, Mauro Faina: mi ricordo il nostro primo triennio quando era bello parlare con lui. Le sue lezioni erano piacevoli, una boccata d'aria dopo le tante lezioni pesanti. Con lui potevamo discutere, chiacchierare liberamente, parlare dei nostri problemi e molto altro, discutere dei problemi con altri professori, spettegolare, criticare gli altri insegnanti ed i loro atteggiamenti. Comunque non vi annoio più ulteriormente e pubblico questa lettera:


 §


Carissima (qui il nome di ognuna di loro),

Carissima classe,


insomma, è la prima volta che mi capita di scrivere una lettera di questo genere, anzi, è una lettera davvero strana per il suo genere ché proprio non riesco ad inquadrarla.
Sapete, questi ultimi giorni di forzata prigionia in casa mi hanno indotto a riflettere profondamente sul mio e sul vostro percorso scolastico, insomma, su questa bella parte di cammino che abbiamo condiviso insieme.
Già, ma non semplice cammino bensì una parte del cammino della nostra vita.
Guardate, la verità è questa: provo antipatia se non addirittura odio per alcune di voi (benché stia cercando di bandire questo termine dal mio vocabolario poiché troppo forte), ma tutte e ripeto tutte in un modo o nell’altro, mi avete aiutato e non si tratta solo del reciproco aiuto che ci siamo dati in questi anni, aiuto scolastico, mi riferisco ad altro. Si tratta di crescere, del cominciare a prefigurarci e configurarci come i futuri donne e uomini che saremo e, per favore, non ne abbiate alcuna fretta. Non abbiate fretta di crescere perché vi dico non solo che questi anni non ritorneranno più, ma pure che sarà ciò che vi farà crescere a farvi diventare uomini e donne, non il passare del tempo o qualche ruga sul volto o il diventarlo davvero.
Non abbiate questa fretta e fate questo cammino con qualcuno a cui tenete, perché io questa prima parte di questo lungo cammino con mia somma felicità, l’ho fatto con voi e ne sono fiero ed orgoglioso. Non ho rimpianti di una scelta presa quando avevo solo quattordici anni e se potessi tornare indietro, sbaglierei di nuovo, farei di nuovo questa scelta solo per poter rifare questi anni con voi che siete state il mio sostegno e la mia forza nei momenti difficili.
Lo siete state anche se non ve ne siete rese affatto conto: siete state amiche, consigliere, confidenti e confessori. E quanto è difficile trovare persone con queste qualità!
Qualcuna ha preso qualche schiaffo da un Claudio non proprio lucido (perdonami ancora, Alessia…) mentre a qualcun’altra è toccato sorreggermi mentre cadevo a terra senza eleganza (vi ringrazio per quei momenti) e c’è poi chi si è presa diversa insulti (forse Francesca ricorderà).
Per tutto quello che avete fatto per me e che farete, vi ringrazio. Vi ringrazio di cuore!
Siete state delle splendide amiche e delle magnifiche compagne di cammino: abbiamo inciampato insieme, sorriso insieme, a volte anche pianto insieme (anche se non sono persona da lacrime).
Ci siamo illusi e disillusi, abbiamo provato paura, abbiamo discusso, litigato, ci siamo confrontati ed abbiamo anche spettegolato (sì, qualche volta non lo reputo affetto negativo).
Ne abbiamo dette di tutti i colori su un po’ tutti i professori, a volte li abbiamo difesi, altre esaltati, ci siamo disgustati per qualche voto o qualche trattamento di preferenza e nei nostri silenzi abbiamo meditato vendette che come films hanno preso vita nella nostra testa.
Io vi ringrazio ancora perché tante cose di questi anni le avevo dimenticate: avevo dimenticato il vostro cercare di farmi sentire protetto e al sicuro in classe, di creare almeno un luogo in cui potessi confrontarmi e stare bene, in cui mi potessi aprire; soprattutto in primo quando l’impaccio delle stampelle non era proprio desiderabile. Abbiamo riso con Faina, anzi, ridevate mentre io sorridevo un po’ in disparte alle vostre spalle sentendovi parlare col teacher di ragazzi e assemblee di istituto e settimane sperimentali dal sapore anarchico. Ho letto la maggior parte degli scritti di tutte voi e saprei quasi riconoscerne ad occhio la grafia, tutte fissate nel verificare che non ci fossero errori di grammatica. Ho letto i vostri blog, i vostri pensieri, mi sono inserito nelle discussioni facendo mio il vostro pathos come pure ad alcune ho permesso di entrare e di far vostro il mio pathos e la mia sofferenza. Vi ho viste piangere, l’ho già detto, ma non vi avevo ancora detto che davanti ai vostri visi rotti di lacrime mi son sempre sentito impietrito quasi condividessi anch’io il vostro stesso male: come son belle le donne quando piangono! Ma quanto più meraviglioso è il loro viso quando sorridono!
Sapete, riassumere in una lettera cinque anni è davvero difficile: non è semplice cercare di condensare esperienze fatte insieme ed emozioni condivise perché, anche se fossero poche, la loro portata, soprattutto emotiva, è davvero devastante. Perciò scrivendo questa lettera ho il cuore gonfio, gonfio di cose che vorrei dire e che non riesco e che non posso perché non ho abbastanza carta, perché non ho abbastanza tempo, perché non ne ho le parole adatte. Spero queste poche possano bastare. Credetemi, credetemi dunque se vi dico che, come foste sorelle del mio stesso sangue, io v’amo a quel modo. Il che a dirsi a strano perché sorelle non ne ho, per adesso almeno.
Per me siete tutte speciali e visto che questa lettera non ha alcun secondo fine, potete davvero credere che questo sia ciò che penso in verità. Siete belle, meravigliose, fantastiche. Belle d’una bellezza che è tutta interiore e che, a volte, si fa solo esteriore (in quei casi mi dispiaccio).
È stata una bella avventura. Sì, questi cinque anni sicuramente lo sono stati ma non solo una bella avventura ma anche un’avventura bella, nel senso di buona. Abbiamo costruito qualcosa di bello e buono insieme. Ciò che desidero con tutto il cuore è che non rimangano solo begli anni.
Che non rimangano solo tante belle, ma vuote, fotografie. Desidererei fosse qualcosa di più.
Perciò, che ci crediate o meno, v’affido al Padre ed alla sua misericordiosa bontà: che attraverso la sua Provvidenza vi guidi nel cammino della vostra vita infondendovi lo Spirito di saggezza e santità.
Buon proseguimento di viaggio,


Claudio

p.s. Vi amo tutte, con tutto il cuore.


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