Sara e l'incantevole inchino


Miei amati cari quattro lettori, questo post è un progetto in cantiere da diversi anni, da quando cioè "il grano sussurra", il mio primo blog, era ancora in attività e a pieno regime: quando non era ancora quella scatola di ricordi che è oggi.
Comunque, questo post mi rimanda a tempi in parte più tristi ed in parte più felici: risale agli anni ridenti del liceo e se non vado errato a circa tre anni fa. Anche sull'altro blog era comunque solo un titolo, nulla di già scritto.
Ricordo bene le ore che tanto odiavo di ginnastica e che, per i motivi a voi noti, non seguivo. Piuttosto passavo l'ora placidamente accovacciato su una sedia accanto alla prof o insieme agli esonerati del giorno, parlando di cose che non ricordo.
Spesso, quando il tempo lo permetteva e perciò in primavera o negli ultimi sgoccioli di estate che il bel sole lascia ancora a Terracina in settembre e ottobre, s'andava fuori a giocare a pallavolo.
Al solito io ero placidamente sulla mia sedia, scrivendo o pensando o chiacchierando ma in queste occasioni la nostra prof, terribile come Giove tonante, mi gridava cose come: "********, renditi utile e vai a tenè i punti, cammina!" .
Ammetto che mi divertivo nel tenere i punti o nel segnalare infrazioni e falli: non essendo molto utile nella pratica (infatti non ho mai imparato a giocare), divenni preparatissimo nella teoria e questo rendeva il mio ruolo divertente ed efficace. Tuttavia era l'occhio che più di tutto si divertiva: osservavo, scrutavo, annotavo e poi decretavo.
Di tutte, infatti, conoscevo punti deboli nella battuta o nel bagher o ancora peculiarità nel tiro, nella risposta, particolari torsioni nel braccio o nelle gambe: insomma, osservavo per correggerle.
Quella che più attirò la mia attenzione fu Sara.
Non sto parlando della stessa Sara con cui  mi sono recato al matrimonio pugliese (che, per inciso, ha l'h finale nel nome ed è perciò Sarah) e nemmeno quella di "Sognando Sara...", il post di luglio.
Sara è, ormai, una mia cara ex compagna di classe con cui mi tengo ancora in contatto: intratteniamo infatti una relazione epistolare e che ho sempre piacere nel sentire. Possiamo dire un'amica? Forse.
Tornando a noi: ricordo che notai un particolare nella sua battuta.
Era elegante come un tratto di penna.
Era come se, battendo, piegasse il ginocchio a mo' di inchino e portando il braccio indietro lo muovesse e roteasse il polso come se stesse segnando, con una stilografica, uno di quei ricci, di quei tratti particolari che si fanno alle lettere maiuscole quando si usa una scrittura elegante.
Davvero un incantevole inchino!
Mi chiedo, oggi, con quali parole lo avrei descritto anni fa.
Se avessi usato, o meno, l'esempio della stilografica (deformazione, quasi, professionale!) oppure, chissà, uno più calzante.
Ecco, resta questo. Un bel ricordo, davvero molto bello e questo mi basta perchè quegli anni non si possono rievocare, richiamare al presente, se non con la memoria. Però lo ammetto, farsi cullare dai ricordi è molto dolce: riempie di malinconia, ma va bene così.
Anche quella, ogni tanto, fa bene.
Con questo, oggi vi lascio. A presto miei amati. A domani,

Vostro, Claudio

Commenti

  1. Perche tre anni fa? Anche in quinto qualche volta giocavo con il mio regale inchino:-).. Cmq è vero alcuni ricordi sono piacevoli ma non bisogna rievocarli:-). Grazie del post.. Alcune cose nn le ricirdavo neanche io

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